Hai detto: "Per altre terre andrò, per altro mare.
Altra città, più amabile di questa, dove
ogni mio sforzo è votato al fallimento,
dove il mio cuore come un morto sta sepolto,
ci sarà pure. Fino a quando patirò questa mia inerzia?
Dei lunghi anni, se mi guardo attorno,
della mia vita consumata qui, non vedo
che nere macerie e solitudine e rovina".
Non troverai altro luogo non troverai altro mare.
La città ti verrà dietro. Andrai vagando
per le stesse strade. Invecchierai nello stesso quartiere.
Imbiancherai in queste stesse case. Sempre
farai capo a questa città. Altrove, non sperare,
non c'è nave non c'è strada per te.
Perché sciupando la tua vita in questo angolo discreto
tu l'hai sciupata su tutta la terra.
E se non puoi la vita che desideri
cerca almeno questo
per quanto sta in te: non sciuparla
nel troppo commercio con la gente
con troppe parole in un viavai frenetico.
Non sciuparla portandola in giro
in balìa del quotidiano
gioco balordo degli incontri
e degli inviti,
fino a farne una stucchevole estranea.
Un vecchio. Ormai spossato e curvo,
deformato dagli anni a dagli abusi,
lentamente cammina per la via.
Pure, com'entra in casa, per celarvi
il suo sfacelo e la vecchiezza, medita
la sua presa superstite tra i giovani.
Adolescenti dicono i sui versi.
Trascorrono in quegli occhi vivi le sue visioni.
È sua l'epifania della bellezza
di che le sane, voluttuose menti,
le sode, armoniose carni fremono.
Stanno i giorni futuri innanzi a noi
come una fila di candele accese -
dorate, calde e vivide.
Restano indietro i giorni del passato,
penosa riga di candele spente:
le più vicine danno fumo ancora,
fredde, disfatte e storte.
Non le voglio vedere: m'accora il loro aspetto,
la memoria m'accora del loro antico lume.
E guardo avanti le candele accese.
Non mi voglio voltare, ch'io non scorga, in un brivido,
come s'alluga presto la tenebrosa riga,
come crescono presto le mie candele spente.
Ritorna spesso e prendimi
ritorna e prendimi o sensazione amata
se la memoria del corpo si desta
e il vecchio spasimo passa nel sangue,
poi che le labbra e la pelle trasalgono
e ancora le mani sembra che tocchino.
Ritorna spesso e prendimi, la notte
poi che le labbra e la pelle trasalgono.
Costantino Kavafis (nome reale Konstantinos Petrou Kavafis, 1863-1933) è stato un giornalista e poeta greco.
Considerato anticonformista e scettico, Kavafis venne giudicato con diffidenza dai suoi contemporanei che lo ritenevano una minaccia per i valori della religione cattolica, l'eterosessualità e della patria greca.
Constantinos Kavafis ha dato vita ad un'intensa produzione letteraria, che conta ben 154 poesie, anche se molte sono rimaste incomplete e non pubblicate.