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I libri di PoesieRacconti

TELEPATIA CON I DECEDUTI

TELEPATIA CON I DECEDUTI

Autore:
             

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Editore: IBISKOS EDITRICE RISOLO
Prezzo: 10,00 €
Pagine: 48
ISBN: 978-88-546-0393-6

Recensione
Vivere morendo
"Telepatia con i deceduti" è il romanzo d’esordio di Eduardo Vitolo. Tra visioni, sparizioni e un tragico epilogo. Per ricordarsi che: l’aldilà è malfamato come l’aldiquà, solo che a volte ce ne dimentichiamo. I morti vanno lasciati al loro mondo(…). VI ripropriamo il libro di uno dei nostri collaboratori, chiedendovi di votarlo al prestigioso premio Noir "Scerbanenco".

di Lucio Scudiero ( www. colonnarotta. it)

Ne limen intrares. Formula apodittica marchiata sul portone in ferro di un centrale palazzo storico sarnese. Un imperativo chiaro: non attraversare il limite. E’, in sintesi, il messaggio del romanzo breve di debutto di Eduardo Vitolo, dal titolo Telepatia con i deceduti. La storia di una giovane ragazza che scopre di avere poteri medianici. Anna parla coi morti. Ne ricostruisce, per cenni e indicazioni, l’esasperante parabola esistenziale che li conduce alla fine. E la spiffera al mondo. Quello dei vivi.

Con questo lavoro Eduardo Vitolo strizza un occhio al poliziesco, due al noir. Ma soprattutto recupera la spiritualità e il metafisico alla dimensione umana. Il mondo e la vita vengono inquadrati in una chiave che sopravanza lo stadio della materia. Lo fa con un intreccio apprezzabile e un ritmo narrativo andante, catapultando subito il lettore nel mezzo della storia. Anna è con un reporter, Gigi, dinanzi all’ingresso di una villa disabitata e maledetta. In quel posto l’indomani la tv di Gigi avrebbe cercato uno scoop dall’oltretomba, sfruttando le qualità paranormali della giovane. Da qui si dipana il filo dei flashback che illumina il passato della protagonista contornandone la figura.

Anna un tempo era stata una graziosa ventenne con grandi occhi azzurri e viso dolce, che la faceva somigliare ad una ragazza da college americano, in quei serial di successo che prima le piacevano così tanto(…). Poi il dono. La rivelazione di una capacità connettiva interdimensionale che le viene annunciata per la prima volta dal viso di un bambino disperso sulla collina non lontana dalla sua abitazione. E tutto cambia. A quel primo ritrovamento di cadavere ne seguiranno altri. Più i morti le si stringono intorno, più i vivi a lei più cari si allontanano. Anna perde amicizie e famiglia. Il rapporto coi genitori si sgretola. La severa delusione del padre le suggerisce di cambiare aria, di approdare in città, dove stormi di avvoltoi muniti di cinepresa e voyeurismo le solleticano il portafogli chiedendole sempre nuove macabre verità. Così Anna comincia a vivere vedendo e vendendo la morte degli altri.(L’aveva vista buttarsi proprio in quel punto preciso dalla banchina di cemento. Nelle sue visioni telepatiche l’aveva vista affogare in silenzio. L’aveva vista morire)(…).

In questo modo l’Autore del romanzo riesce a vivere innumerevoli volte. Attraverso la sua protagonista. E, di nuovo, attraverso le vite spezzate che proprio la protagonista ricostruisce con le sue visioni. In un gioco di scatole cinesi la cui ampiezza aumenta al crescere dei livelli di esistenzialismo che ciascuno di essa contiene. D’altronde questa contiguità ininterrotta con l’imperscrutabile dimensione oltremondana tradisce la ricerca di Senso e di Verità dell’uomo. Anna è la metafora dell’uomo inquieto. Guardare la morte è tentar di scrutare la Verità. Il non vivo è colui che sa. Per suo tramite Anna cerca la Verità, l’Assoluto. Ma poi lo mercifica e corrompe attraverso il relativismo del mondo terreno impersonato da Gigi il reporter e dalla polizia che indaga soluzioni a sparizioni irrisolte. Tuttavia la stessa pretesa di conoscere e trattenere la Verità costituisce un peccato di superbia che l’ordine della natura non lascerà inespiato. Perciò alla fine Anna muore trucidata da un’ombra, un’epifania di un mondo privo di luce, dopo aver ceduto per l’ennesima volta al fascino dell’oscuro e dell’ignoto. La sua vita si interrompe nel cono d’ombra dell’unica Verità che ha dimenticato: che l’aldilà è malfamato come l’aldiquà, solo che a volte ce ne dimentichiamo. I morti vanno lasciati al loro mondo(…).