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Restare o ricominciare?
Una ragazza cammina sotto la pioggia lungo un viale. Ha i capelli fradici e trema, ma questo non ha importanza. Sorride e si guarda intorno. Finalmente trova la casa che cercava e bussa piano alla porta. Un uomo anziano le apre. "ti aspettavo da tanto".
Gettai le braccia al collo di Alex. Le sue labbra trovarono le mie e per qualche istante l'aeroporto attorno a noi sparì. Lui, restio a lasciarmi andare mi trattenne cingendomi i fianchi.
- Non sei costretta a partire Mia.
Per un secondo considerai la possibilità di restare in Inghilterra, lontano dalla mia città natale e da tutti i problemi che ci avrei trovato, ma compresi che tornare a casa era una necessità.
- Sei stato tu a convincermi ad andare e ti amo per questo.
Era vero. Era stato Alex a porgermi con mano tremante la busta che conteneva quell'invito al matrimonio. Avrebbe potuto liberarsene, far finta di niente finché non fosse tutto passato, invece mi aveva spinta ad accettare, per liberarmi dai fantasmi del mio passato. Lasciarmi partecipare al matrimonio del mio primo grande amore era un atto di estrema fiducia nei miei confronti. Per questo lo amava ogni giorno da quando lo avevo conosciuto.
Dall'interfono una voce piatta annunciò che il mio volo stava per partire. Strinsi forte le mani del ragazzo.
- Ascoltami bene Alex. Qualsiasi cosa succeda, non dimenticare che ti amo più di ogni altra cosa al mondo, va bene?
Lui annuì e mi baciò sulla fronte.
- Chiamami quando arrivi.
Afferrai il mio bagaglio e mi preparai all'imbarco. Fuori il cielo plumbeo rifletteva perfettamente il mio umore. Mi sedetti vicino al finestrino. L'aereo si staccò dalla pista e ben presto tutto divenne troppo piccolo per essere distinto bene.
Avevo prenotato il volo in modo di arrivare la sera prima del matrimonio. Non volevo aver modo di vedere Josh mentre si sposava con colei che me l'aveva portato via. Era quello il motivo per cui ero fuggita a Londra. Ricordavo ancora le lacrime calde del mio amico mentre mi diceva di aver scelto Hanna e non me. Dopo cinque anni che non li vedevo avrei voluto ringraziarli, in Inghilterra ero una scrittrice affermata, ricca e con un fidanzato che amavo alla follia. Ma lo scopo di quella visita era un altro. Dovevo vedere la parola fine scritta su quella storia ormai dimenticata da tutti.
Mia madre mi aspettava appoggiata alla sua vecchia Mustang. Appena mi vide si aprì in un sorriso, abbracciandomi forte.
- Che bello vederti tesoro mio, mi sei mancata tanto.
Mi lasciai stringere. Respirai l'aria di casa per la prima volta dopo tanto tempo. Il viaggio fu silenzioso. La mia camera era esattamente come l'avevo lasciata, la camera di una quindicenne innamorata e con sogni irrealizzabili in testa.
A cena non toccai cibo, ma restai comunque con i mei genitori a tavola.
- Non capisco la necessità di sposarsi a vent'anni - la voce di mio padre si insinuò nella mia mente stanca.
- Will! - il rimprovero di mia madre lo fece sobbalzare.
- Scusa, è vero! Insomma stanno insieme da cinque anni ormai, perché non aspettano almeno di finire gli studi?
Smisi di ascoltare, non volevo sentire la risposta a quella domanda. Mi alzai e chiamai Alex. Non rispose, gli lasciai un messaggio in segreteria. Mi domandai che direzione avesse preso la vita di quelli che solo pochi anni prima erano i miei migliori amici. A quanto pareva entrambi stavano ancora studiando. Io avevo preferito studiare a Londra e diplomarmi con un anno di anticipo, riuscendo così a pubblicare il romanzo che avevo scritto da quando avevo cambiato vita.
Stesi con cura il vestito per il giorno dopo e mi addormentai tenendo stretto il telefono in mano, in attesa che Alex mi chiamasse.
L'alba mi colse impreparata. Avevo gli occhi spalancati verso il sole che sorgeva. Il giorno tanto temuto era arrivato. Un rumore di pioggia batteva sui vetri, ben presto mi accorsi che però non c'erano nuvole scure in cielo o goccioline sulla finestra, qualcuno stava lanciando dei sassolini. Mi sporsi e rimasi senza fiato.
Josh mi fissava dal basso.
- Mia - rabbrividii, da quando tempo non lo sentivo pronunciare il mio nome? - scendi per favore.
- Sei impazzito? Sono le quattro del mattino.
- Ti prego.
La sua espressione mi lasciò sgomenta. Quel suo gesto mi aveva colta impreparata. Il mio progetto era quello di partecipare alla funzione dal fondo della chiesa e di andarmene silenziosamente con il primo aereo diretto a Londra.
Scesi le scale lentamente, attenta a non svegliare i miei genitori. Accostai la porta alle mie spalle.
- Grazie - sembrava invecchiato di trent'anni invece che di cinque.
Si avviò lungo il viale, voltandosi per accertarsi che lo stessi seguendo. Si fermò in un angolo del parco leggermente in ombra, dove io e lui passavamo le giornate a nasconderci dal noioso mondo che ci circondava. Ma quello era successo molto tempo prima.
- Grazie per essere venuta.
- L'hai già detto - non volevo essere sgarbata, ma avevo paura di quello che avrebbe potuto dire.
Mi si avvicinò e prese mi prese le mani. Il mio battito accelerò.
- Ho letto i tuoi libri, tutti - soffiò, il suo viso troppo vicino al mio.
- Se... se vuoi posso farti un'autografo - cercai di scherzare. Sapevo di essere scappata da lui senza aver chiarito la situazione tra noi, quindi ci gravavano sulle spalle cinque anni di silenzi.
Si avvicinò ancora. D'istinto di ritrassi.
- Mi manca il tocco delle tue mani sulla mia schiena - recitò. Era una frase del mio primo libro.
Per un istante ci guardammo. Mi persi nei suoi occhi verdi.
- Mi sei mancata, non hai mai chiamato.
- Sono stata occupata.
- Si, è quello che ha detto il tuo agente, che sei occupata.
- Si chiama Alex, ed è il mio ragazzo.
Rimase stupito.
- Da quanto tempo sei fidanzata?
- Tre anni - dissi, il mento alto, in segno di sfida.
- Non sei più la ragazza innocente che ricordavo. Ma non ti ho svegliata per questo. Devo spiegarti. Se tu avessi risposto alle mie lettere, alle mie telefonate.
Pensai alle decine di lettere che avevo bruciato, ancora sigillate. Mi ero rifiutata di aprirle, avevo impedito a me stessa di pensare a lui.
- Io ti amavo. Ti amo ancora - le sue parole mi colpirono come una bastonata. Dovevo reagire.
- Non puoi permettertelo Josh. Stai per sposarti.
- Sai che non amo Hanna! L'hai sempre saputo. E ho preferito lei a te perché... non ha più importanza ormai.
Mi prese il viso tra le mani. Ricordavo quel gesto. Quando eravamo insieme mi guardava negli occhi e contava fino a sei prima di baciarmi. Mi scostai rapidamente. Mi girava la testa, i nostri occhi erano troppo vicini.
- Non farlo, ti prego - sussurrai, le labbra ad un centimetro dalle sue.
- Perché?
- Perché altrimenti non avrò più la forza di tornare a casa. E io devo tornare a casa.
- Resta. Fallo per me. Ti prego Mia.
- No. A Londra mi aspetta Alex, e la mia casa e il mio lavoro. E Hanna aspetta te in chiesa.
A quelle parole la stretta delle sue mani si fece più forte. Chiusi gli occhi. Uno, due, tre. Sentivo il suo respiro sulla mia pelle. Quattro, cinque, sei.
Il contatto mi spaesò. Fu il bacio più dolce che ci eravamo mai scambiati. Le nostre mani riprendevano confidenza con il volto dell'altro. Pensai ad Alex, che mi attendeva a casa e cercai di resistere. Ma le mani di Josh sulla mia schiena frantumarono ogni pensiero logico. Avevo atteso cinque anni per quello.
Entrambi con il respiro irregolare ci guardammo a lungo negli occhi.
- Questo non cambia le cose. Io amo Alex - ribadii.
- E io amo te.
- Allora perché sposi lei? - mi lasciai sfuggire.
- Aspetta un bambino.
Lo spazio attorno a me divenne grigio. Il vento smise di soffiare. Lasciai la mano di Josh. Mi voltai e iniziai a camminare verso la direzione da cui ero venuta.
- Mia, non andare, sono perso senza di te.
- Addio Josh, congratulazioni. Spero che un giorno tu riesca a essere felice.
Il viaggio di ritorno fu molto più veloce di quanto mi aspettassi. Guardai l'orologio. Probabilmente a quest'ora il prete stava dichiarando Josh e Hanna marito e moglie. Ma io ero a casa, quello importava.
Alex mi strinse forte prima di farmi entrare. Senza dire una parola si inginocchiò e mi prese le mani.
- Mia, questi due giorni senza di te mi sono sembrati i più lungi della mia vita. Ti ho lasciata andare con la certezza che saresti tornata da me, ma un'ombra scura mi ha sempre seguito. Ho atteso una tua chiamata dove dicevi di non amarmi più. Non voglio passare un solo giorno della mia vita senza di te, mai più. Quindi, vuoi sposarmi?
Rimasi senza fiato. Senza neanche accorgermene risposi.
- Si!
CONTINUA...
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