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La fustigazione di Wagner

Quest'anno l'inverno se la sta prendendo comoda. Meglio così.
Torino è una donna austera, elegante. È una donna bella di una bellezza segreta, che pochi possono capire.
Su di lei, il vestito più bello è quello dell'autunno.
Riesco a passeggiare con disinvoltura. È una questione di mimesi: come un attore sul paloscenico, recito per nascondere il terribile segreto che porto in me. Non c'è peso più duro della conoscenza.


Il giornale porta la data del 3 gennaio. Una brezza fresca avvolge i passanti. Le ultime foglie cessano la loro ostinata resistenza e si abbandonano al caso. Forse lo sanno. Forse sanno che nulla ha più senso.
E una volta che si sa questo, che senso ha rimanere attaccati al proprio albero? Una volta che si ha la piena comprensione del concetto, una volta che tutte le parti del proprio corpo e della propria anima hanno pieno e profondo possesso di questa verità, il movimento e la stasi diventano indifferenti. Tutto diventa indifferente.
Non ho avuto bisogno dei miei studi per capirlo. Fin da bambino (ha senso ora parlare di età?) mi è sembrato di precipitare costantemente verso questo momento. Ora ho piena coscienza dei miei poteri e delle mie responsabilità, nonstante continui a parlare usando vecchi luoghi comuni.
Per esempio, la parola "ora" non ha alcun significato. Spazio e tempo si comprimono in un unico grande attimo, in cui tutto è, e tutto ritorna nell'infinito miscuglio dei frammenti del nostro universo. L'ho capito. Ma questo vecchio linguaggio, indegno dell'Uomo, non mi permette di esprimermi come vorrei. È una tortura, aver carpito il segreto della vita e non poterlo nemmeno definire con chiarezza nella propria testa. Troppi limiti imposti.
Ma è qui che deve venir fuori la mia abilità. Devo far finta di nulla, altrimenti torneranno a prendermi. Mi hanno chiamato pazzo, mi hanno fatto assumere medicinali di ogni genere. Eppure è mio compito salvare questi ingrati.
Io sono Dio, io sono Dioniso, io sono il Buddha che in tutte le età è stato venerato sotto i nomi più svariati. Ma io sono anche questa mosca, questo bambino piangente, questa vecchia che chiede l'elemosina, e loro sono me.
L'identità è un'invenzione. L'individuo è un subdolo trucco della Discordia per impedire all'uomo di evolversi.
Nel caos, siamo tanti e diversi. Nell'ordine, tutto è Uno.

Sono diversi giorni che non dormo. Come potrei, visto il segreto che porto nel cuore?
L'impotenza mi rende frenetico. La grandezza del mio compito non mi permette di esprimermi con chiarezza.
Di questo passo, mi chiuderanno in qualche manicomio, segnando così la loro rovina.
Certo, non sarei il primo messia incarcerato. Ma visto quello che è successo al mio collega, non posso che essere preoccupato. Non per la croce, no. Ho paura che fraintenderanno il mio messaggio, e lo torceranno al servizio delle loro brame di potere. L'ultima cosa che vorrei è un concilio in cui si decida quali delle mie opere siano politically correct, e quali vadano bruciate come apocrife.

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1 commenti:

  • Anonimo il 16/09/2011 16:42
    Sono tante le domande esistenziali senza risposta che ci assalgono ogni giorno... "Die Walkure" era la melodia?

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