Era una domenica di una primavera già calda, quella in cui avrei compiuto sei anni. Mio padre mi aveva fatta vestire per portarmi fuori, lui da solo.
Non lo sapevo ma quella sarebbe stata la prima volta in cui avrei messo piede in un cinema e, nella migliore tradizione, anche per me il cinema era quello parrocchiale.
L'odore delle caramelle mou vendute alla cassa riempiva le narici appena si entrava mescolandosi poco dopo ad un aroma dolciastro di tabacco.
A fianco del cassiere l'espositore delle Charms - quelle gialle, le mie preferite che, solo a nominarle, ancora ora mi sento frizzare il dorso della lingua per il cuore al limone che contenevano! - e, un po' più a lato, un trespolo con occhiali da sole per bambini di quelli che si vendevano sulle bancarelle alla festa del patrono nei paesi, montatura di plastica colorata e lenti di celluloide marroncina.
Insieme ai biglietti per lo spettacolo mio padre ne acquista un paio, gialli e me li porge. Me li aggiusto sul naso: i miei primi occhiali da sole!
Non faccio in tempo a voltarmi verso l'ingresso da cui entrano i raggi luminosi del primo pomeriggio che mio padre me li sfila e, con mossa rapida, estrae ed accartoccia le lenti, restituendomi la montatura mentre parla con il cassiere dicendo che quelle lenti mi avrebbero danneggiato la vista.
Mi sento stupida con quella montatura gialla, senza lenti sul naso e soprattutto non capisco perché mio padre li abbia comprati.
Entriamo in sala e subito spengono le luci: meno male così nessuno mi vede.
Non ricordo quale fosse il film.
Mio padre non ricorda questo episodio.