NELLA MENTE DI LAWRENCE
Lawrence sedeva in cucina, da solo. Fissava il tavolo senza guardarlo; questo perché stava pensando, e i suoi pensieri non erano per niente lieti. Pensava a Rod, il suo amico d’infanzia. Qualche ora prima lo aveva visto davanti al supermercato. Probabilmente Rod non lo aveva visto. Ma nella mente di Lawrence non era così. Nella sua mente Rod lo aveva visto. Eccome. Guardava nella sua direzione. E non lo aveva salutato di proposito. Per qualche nefasto motivo il suo migliore amico non lo aveva salutato. Forse aveva intenzione di ucciderlo. All’inizio Lawrence pensava che fosse a dir poco esagerato; ma riflettendoci su no. Immaginando di dover uccidere qualcuno sicuramente non si saluterebbe la vittima come se niente fosse, neanche se la persona in questione è il proprio migliore amico. A meno che l’assassino non sia abituato, ma nel caso di Rod era molto improbabile. Lawrence lo conosceva bene e sapeva che non aveva mai fatto del male a nessuno. E mai lo avrebbe fatto; questo Lawrence lo sapeva bene. Tuttavia non era convinto. Poteva essere stato minacciato. Però Lawrence non avrebbe mai ucciso il suo migliore amico, piuttosto sarebbe morto. E quindi? Evidentemente Rod non era l’amico che diceva di essere. Forse non era stato neanche minacciato, magari gli avevano offerto dei soldi. Maledetto. Traditore. Lawrence non ne voleva sapere di essere ucciso dal suo migliore amico, piuttosto si sarebbe ucciso. Proprio così. Mentre pensava questo la mano era scesa quasi da solo verso il cassetto, a prendere la pistola, per poi puntarla alla tempia, e fare fuoco.
Lawrence era morto solo perché Rod non lo aveva salutato, probabilmente perché fissava senza guardare, pensando a pensieri nefasti, per esempio che il suo migliore amico Lawrence non lo aveva salutato il giorno prima. E magari non lo aveva salutato perché voleva ucciderlo, e mentre Lawrence si sparava lui si metteva una corda al collo e faceva cadere lo sgabello.