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Quella volta che mi sono persa alla Gare de Lyon

Dopo aver chiuso coi salotti
di Mallarmé mi sono scaldata
col forno a legna, ma poi si sa,
ci si accontenta, e ho desiderato
cuore e fegato con cipolla,

un hamburger, un tulipano e
la gonna corta fino al ginocchio.
L'avrei detta sorella d'anima
più di Vittoria che mi è cugina,
ma lei, che desiderava la vita

stretta, malediceva la sua vecchiaia.
Se il treno non traballasse,
di sicuro le scriverei una prosa,
senza virgole e senza apostrofi,
come gli stornelli di Anagni vecchia.

 

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3 commenti     1 recensioni    

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1 recensioni:

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  • Aedo il 02/01/2013 23:04
    La tua poesia mi ha colpito per alcuni aspetti insoliti e originali. Il desiderio di semplicità e autenticità viene potenziato da immagini suggestive apparentemente non connesse tra di loro. Brava!

3 commenti:

  • vincent corbo il 05/01/2013 10:17
    Sei molto brava...è una poesia ricca, poliedrica, insolita.
  • Maria il 03/01/2013 11:42
    @Aedo: "desiderio di semplicità e autenticità", hai colto in pieno. Grazie Aedo!
    @Rocco Michele: è una lettura interessante; io intendevo solo "metaforizzare" il mio addio alla città di Parigi. Ciao!
  • Rocco Michele LETTINI il 03/01/2013 01:48
    EVINCO TUTTO LO SCORRERE DI UNA VITA TRIBOLATA METAFORIZZATA IN UN TOCCANTE VERSEGGIO... LA MIA COMPRENSIONE MARIA...

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