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La spiaggia (riveduto)

Sergio si muove a fatica. Avanza barcollando con i passi che affondano nella sabbia e le scarpe che, sollevandosi, sparpagliano granelli per aria.
Con uno sguardo attonito esplora l'area tutt'intorno poi torna a posarlo sulla ragazza poco distante. Da quando l'ha vista - unica presenza in quel posto - ha cercato di avvicinarla. Non vuole farle del male, solo chiederle aiuto, sapere dove si trova.
Lei sembra giocare. Sa di attirare l'attenzione di quell'uomo così stranito, sbucato dall'altura sabbiosa. Di tanto in tanto si volta e sorridente gli tende le braccia. Lo invita ad avvicinarsi per poi, quando arrancando le arriva ad un passo, girarsi e rimettersi a sgambettare dispettosa e leggiadra, tra le calde dune di sabbia rosa. Le sue squillanti risate si diffondono per tutta la spiaggia.
Non è certo con indosso le eleganti scarpe in pelle che può raggiungerla; quelle, anzi, gli sono d'intralcio. Inoltre, non è più abituato a correre. Dopo il matrimonio e con il lavoro in ufficio non ha più svolto attività fisica ed ora ne sente le conseguenze.
Si ferma esausto e boccheggia. Il busto piegato in avanti ed i palmi sulle ginocchia.
«Ma dai, sei già stanco! » Commenta dopo essersi girata e averlo visto piantato.
Non ce la fa proprio più. Scuote la testa, l'affanno non gli permette di parlare.
Delusa storce le labbra. Porta una mano sul fianco. Si riordina i capelli scompigliati dalla corsa e dalla brezza che soffia gradevole dal mare.
È davvero bella. Alta e sottile come le top model. Perfetta nei lineamenti. Il viso delicato e pulito; grandi e lucenti occhi verde smeraldo orlati da ciglia folte; sopracciglia affilate e più scure del rosso dei capelli che scendono lisci fino a metà schiena. Gli zigomi alti le conferiscono un aspetto fiero; le labbra sottili si allargano formando due graziose fossette ai lati della bocca. Il naso leggermente all'insù che arricciandosi stizzito disegna una smorfietta di irresistibile simpatia.
La divora con gli occhi, mentre riprende fiato. All'ammirazione segue in un attimo la percezione di qualcosa di strano, o più ancora, di inquietante che si concretizza in una domanda: chi è. Chi è lei?
Perplesso, si guarda nuovamente attorno, non con l'espressione stordita come poco prima ma facendo più attenzione all'ambiente che si trova davanti. Che posto è quello? Una spiaggia, si risponde. Ma come c'è finito lì?
Si porta una mano sulla fronte, aggrottata nello sforzo di ricordare. Il lavoro, l'ufficio; stava andando lì. Salvetti... il responsabile del settore vendite lo aspettava, c'era l'incontro con i rappresentanti venuti dalla Russia. Un appuntamento importante, cruciale per risollevare le sorti dell'azienda.
Fissa con aria assente un punto sulla sabbia, cercando di riordinare le idee; di capire. Meccanicamente ripete un intero giro su se stesso. Un colpo di vento più forte gli spettina un ciuffo facendolo ballare davanti gli occhi e sventolando la cravatta di seta.

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1 commenti:

  • Anonimo il 07/02/2011 14:24
    Il racconto è scritto con linguaggio lapalissiano, senza efferratezze, di facile dominio. Pare volesse ricreare letteriamente i contorni di una favola tesa ma elegante. Nel narrare non si notano alterazioni di contiguità nel rapporto tra personaggi. Che dire, Romano? Racconto "surreale" di buon livello psicologico.

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