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Generazioni in bottiglia.

Mio nonno è nato nel 2001…sì, avete capito bene. Le nostre generazioni maturano in tempi relativamente brevi e spesso non raggiungono l’età del loro massimo apprezzamento, ma lui è straordinariamente longevo…ve l’assicuro.
Il mio è stato invece un debutto prematuro, non ho conosciuto polvere sul mio trasparente involucro, e nel Natale dell’anno in cui ho visto la luce mi sono ritrovato a condividere un desco ricolmo di corroboranti gozzoviglie ipercaloriche, preso per il collo da commensali dotati di gote rubiconde e ventri traboccanti. “Novello”…”Nouveau”, mi sono sentito appellare; ma quanti nomi strani! Allo zio Pino hanno aggiunto una “t”…non gli è andato molto a genio, ma sembra quasi che l’appellativo “Pinot” sia segno di grande prestigio... forse “Pino” non avrebbe ottenuto lo stesso successo.
Nei pochi giorni in cui abbiamo condiviso quel luogo fresco e silenzioso, il nonno mi ha insegnato che la nostra stirpe è l’unica cosa al mondo che può esser fatta bene anche con i piedi, solo che gli uomini hanno perso quella sana abitudine ormai da tempo ed è già un miracolo che abbiano risparmiato la vecchia casa in legno di rovere dal fuoco della stufa. Ma io sono giovane e spensierato e non mi è dispiaciuta la permanenza nel missile di acciaio (almeno, di tale fattezza a me così è apparso), anche perché non vi sono rimasto per molto tempo.
Ora riesco ad ascoltare i discorsi concitati dei commensali, dal momento che mi hanno tolto quel noioso tappo sintetico… già, perché, dice il nonno?" un buon sughero viene concesso solitamente ai vecchietti come lui - … ma che mi importa? È bello stare qui al centro dell’attenzione di tante facce sorridenti, sommerso da profumi invitanti e gradevoli. Ma cosa succede? Cos’è questa agitazione? L’arrosto è in tavola e mi hanno messo in un angolino. Quel signore con lo sguardo incupito. E perché quel bimbo piange? Il nonno! Il nonno! Per Bacco! Nonno Refosco! E quel grembiule su due zoccoli che nasconde una signorina mesta con spazzolone e strofinaccio in mano? Oddiomamma! Un buon quartino del nonno è finito ad annaffiare un tronchetto della felicità (chi è più felice di lui adesso?) posto in un angolo della taverna, e la restante parte è stata indecorosamente dispersa a beneficio delle formiche che già stanno razziando le briciole sul pavimento. Un sonoro ceffone echeggia nella stanza ed il bimbo con la maglietta intrisa di nettare divino ripara a più sicuri lidi dove consumerà il resto delle lacrime. Povero nonno! Che fine indegna! Calpestato più volte dai commensali inorriditi per la grave perdita… e dire che il vino una volta si faceva con i piedi… quasi un ritorno alle origini… ma al contrario.

 

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2 commenti:

  • Anonimo il 26/08/2012 07:19
    molto divertente e non così lontana dal vero
  • Rocco Burtone il 25/06/2009 16:14
    Mi è proprio piaciuto... adesso sono alticcio

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