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Stranamente

... stranamente, ho avuto il bisogno di allontanarmi dagli altri, come se una forza misteriosa mi afferrasse per mano. Ho avuto paura perché non mi era successo mai. Mi sono ritrovato in un posto a me totalmente sconosciuto.
Sono entrato in un boschetto dove c'erano un'infinità d'alberi d'ogni specie. L'erba bagnata ancora dalle goccioline di rugiada emanava una luce particolarmente soffice, una densa nebbiolina avvolgeva questo magico paesaggio rendendolo quasi irreale. Improvvisamente una voce ruppe questo silenzio: "Finalmente il tuo desiderio si avvererà", poi il silenzio assoluto. Quella voce che non aveva niente d'umano, mi mise addosso una tale agitazione che cominciai a tremare come le foglie del sottobosco che stavano ai miei piedi. Un vento tiepido incominciò ad alitare portando con se un profumo di mille fiori messi insieme. Avevo paura, però ero talmente eccitato che non vidi l'ora di ciò che sarebbe successo. Improvvisamente sentii le mie gambe, le mie braccia che s'irrigidivano, in testa una gran confusione, era come se dentro ci fosse entrato uno sciame d'api. L'ultima cosa che ricordo, prima di svenire, un gran male fisico in tutto il corpo, poi niente.
Quale desiderio si sarebbe avverato, considerando che n'avevo espresso tanti durante la Mia vita?
Non feci in tempo ad aprire gli occhi che già il vento mi stava trasportando in alto, non ci potevo credere, ma, inspiegabilmente ero diventato una piuma candida e leggera che si faceva trasportare dal vento. Le piume non vedono, non pensano, sono morte; stranamente però qualcuno si era divertito a dargli un'anima una percezione, si perché io sentivo, vedevo, riuscivo a ragionare come quando ero una persona. Che bello pensai, questo era veramente il mio sogno: quello di poter volare, anche se l'avrei voluto fare con il mio stesso corpo. Ora ero in balia del vento, fantastico il mondo visto dall'alto, riuscivo a vedere tutto molto nitido, gli alberi, le case, i verdi prati, i bambini che giocavano in un campetto di calcio.
Ho pensato intensamente a te ed il vento in men che non si dica mi ha portato nella tua direzione.
In lontananza ho riconosciuto la tua casa, sono sceso piano piano e mi sono attaccato al vetro della finestra della cucina. Tu eri li, senza far niente, quasi stessi ad aspettare qualcuno, eri pensierosa. Guardavi verso la finestra dove ero io, non perché mi vedevi, ma forse anche tu eri lontana con la fantasia. Com'erano belli i tuoi occhi, anche se una lacrima all'improvviso ti scese solcando tutto il viso. Sarei voluto entrare ad asciugarti quella lacrima, ma tutte le finestre erano chiuse, avrei voluto accarezzarti, dirti ciao io sono qui...
Ti ho visto alzarti dalla sedia, sei andata verso la scrivania, hai preso un foglio e una penna, ma prima di scrivere hai guardato ancora una volta verso e oltre la finestra. Dio mio quanta tristezza ho visto nei tuoi occhioni. Caro amico, così iniziava la tua lettera, ti voglio bene perché sei l'unica persona che riesce a capirmi ed accettarmi cosi come sono... Subito ho capito che quella lettera era indirizzata a me, avrei voluto spezzare quell' incantesimo, entrare ed abbracciarti ma ciò non fu possibile. Chiesi al mio amico vento di provare ad aprire la finestra, lui ci soffiò ed essa magicamente si aprì. Che felicità ho provato nell'entrare in casa tua anche se per un momento ho avuto paura che tu la richiudessi, perché se l'avessi fatto, il vento non mi avrebbe più trasportato, ed io sarei restato una piuma come le altre rischiando di essere raccolta dalla tua stessa scopa, e poi messa nel secchio dell'immondizia.

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1 commenti:

  • Anonimo il 31/01/2014 18:48
    Molto bello... a mio modesto avviso anche più dll'altro... potrebbe pure essere una favola adatta per ogni età... all'inizio ho pensato: perché Bruno l'ha taggato Autobiografico?... poi invece ho capito. ciaociao.

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