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La resa dei conti

Erano le 13. 00.
Il sole aveva da poco superato il suo culmine ed aveva cominciato la discesa che lo avrebbe condotto al tramonto.
Mai la strada davanti all’antica fabbrica di cioccolato era stata così affollata. Quella che di solito era la zona di pochi viandanti senza meta, si era trasformata in un luogo degno di un pellegrinaggio.
Qui infatti e precisamente nel padiglione degli imballaggi si era rintanato Joe Kidd, un terrorista ricercato da anni e che la Polizia era finalmente riuscita a condurre in un vicolo cieco.
L’antica fabbrica era infatti completamente circondata. Poliziotti armati fino ai denti occupavano ogni angolo della strada; sul tetto vigilava una squadra speciale e sotto, un fiume di gente pronta a cogliere l’attimo.
Si!... l’attimo della cattura, che avrebbe consegnato nelle mani della giustizia il criminale più temuto della città.
C’è gente che dice che Joe Kidd abbia creato problemi più o meno grossi a tutti gli abitanti.
Non c’era un solo cittadino che non fosse stato vittima di un suo crimine.
La Polizia aveva tentato un ultimo appello: “Joe, ti ripeto che ciò che stai facendo è del tutto inutile. Così non fai altro che peggiorare la tua già grave situazione. Tutta la fabbrica è circondata, non hai via di scampo.
Non costringerci a sparare, perciò esci fuori con le mani bene in vista. Hai ancora cinque minuti.”
La gente però aveva capito che Joe non sarebbe uscito.
Avrebbe tentato un ultimo sberleffo, a costo di farsi ammazzare.
C’era chi giurava che sarebbe finita con un bagno di sangue, chi con una doccia, chi invece era pronta a scommettere che Joe si sarebbe affacciato ad una delle finestre dell’ultimo piano ed avrebbe cominciato a sparare all’impazzata sulla folla.
Forse proprio per questo la folla stessa cominciò pian piano ad indietreggiare, come se qualcosa di terribile, molto terribile stesse per accadere.
Ormai mancavano pochi istanti.
Dal fondo della strada era arrivato persino un blindato dal quale erano uscite otto teste di cuoio che si erano appostate in gran fretta accanto al grande portone d’ingresso.
Mancava un minuto.
“Joe, questo è l’ultimo appello. Hai ancora un minuto dopodichè dovremo usare la forza!”
L’ultimo minuto era sembrato eterno.
Non sarebbe bastata una intera enciclopedia per elencare le migliaia di espressioni e comportamenti della gente presente.
Chi aveva lo sguardo attonito, chi pregava, chi piangeva, chi urlava, chi imitava gli animali, chi copulava, chi leggeva la Bibbia, chi mangiava, chi imprecava, chi ruttava, chi cantava, chi correva, chi dormiva, chi faceva le parole crociate, chi fumava, chi scoreggiava, chi veniva a mancare, chi lievitava, chi faceva la pasta in casa, chi fischiava, chi beveva, chi faceva l’inversione degli pneumatici, chi suonava, chi giocava a tressette, chi sudava, chi mingeva e tante altre cose.

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