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Calengol

Il piccolo metelio, figlio di argas, valvassore di Calengol, aveva già raccolto, in appena due ore, la quantità necessaria di funghi per riempire il piccolo cesto di vimini che teneva fra le esili manine. I piccoli piedini veloci, separati dalla gelida terra solo da sottili stivaletti di seta finemente lavorata, si muovevano agilmente tra i rami e le rocce che caratterizzavano l'impervio terreno della dolce foresta di calengol. Era risaputo che in quel periodo attaccati ai rami crescevano succulenti funghi ottimi se arrostiti o, come li preferiva argas il nobile, bolliti nella birra squisita che solo ines, nobile moglie di argas, sapeva fare. Il sole ormai, a causa della stagione invernale alle porte, calava più in fretta del previsto, e non è bene che un piccolo uomo vaghi tutto solo nel buio dell'implacabile foresta di calengol. Metelio era in salute e si vedeva, aveva già percorso tre quinti dell'impervio sentiero che lo separava da casa. La mente del piccolo era già pervasa dal pensiero e dal profumo dei funghi che avrebbe mangiato, e dalle coccole che la madre gli avrebbe fatto per essersi dimostrato un vero ometto affrontando la terribile foresta di calengol tutto solo. Il gelo tenuto al guinzaglio dall'oscurità avanzava con essa, formando un naturale spettacolo di morte. La terribile coppia incalzava metelio che, avendo perso la cognizione dello spazio e del tempo, ormai perduto, stanco, infreddolito ed affamato si era rannicchiato ai piedi di un enorme salice piangente che, dall'alto dei suoi mille anni, sembrava proteggere con le fronde vive il piccolo essere ai suoi piedi. Nulla turbava la pace che la notte porta con se, fin troppo strano per la vitale foresta di calengol, tutto era silenzio, tutto era quieto, come il piccolo metelio, che intanto si era addormentato. Probabilmente solo le verdi fronde di quel saggio salice custodiscono il segreto di quella notte serena, fatto sta che il piccolo uomo non tornò tra le braccia di sua madre quella sera, perché nessuno vide ne udì nulla. Ma il presentimento che i tempi funesti fossero tornati, serpeggiava già tra le menti degli abitanti di calengol, ancor prima che il sole potesse spuntare di nuovo, la mattina seguente, sopra le gelide colline della regione di Aeglos.

 

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