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Il compleanno di Samuele

Mi piace arrivare sempre un po' prima, fare una specie di sopralluogo, controllare che niente sia fuori posto, che niente possa darle fastidio.
Ancora oggi, dopo tutti questi anni, non riesco ad essere tranquillo mentre la aspetto, mi chiedo se è stato sempre così, o se tutto quello che è successo mi ha condizionato al punto da avere paura delle sue reazioni.
É marzo, e qui di sera fa ancora freddo, scendo per la stradina centrale, mi guardo attorno, arrivo alla piazza sul mare.
Vedo uomini oltre i vetri di un ristorante che si inventano cose da fare per ingannare il tempo, spostano sedie, raddrizzano tovaglie, si osservano sospettosi e complici. Pregano affinché questo tempo trascorra il più in fretta possibile, perché in questo momento sembra non passare mai, e l'idea è insopportabile, anche se fra un po', quando si muoveranno tra i tavoli, esausti, rimpiangeranno questa noia.
Non c'è nessuno per strada, io non esisto, sono solo uno sguardo che osserva.
Provo a fissare qualcosa, tutto scorre via, come il suo sangue. Provo a fermare un punto, un profilo, un movimento, un colore, una luce che possa fare la differenza, che nel tempo mi aiuti a distinguere questo anno dagli altri.
Il mare, è scuro, si adagia sullo scivolo su cui sono alcune barche di legno umido, inclinate di lato sulla chiglia, osservo le luci riflesse, l'odore dell'aria salata.
C'è la solita Chiesa illuminata dal basso, Lei sì, lei può, ci guarda dall'alto, sulla destra, ed io sono solo un puntino. Mi volto, le case sono vuote, senza persone, senza tempo, senza idee, le finestre sono chiuse, scorgo solo un lume acceso, oltre le tende chiare di una finestra al secondo piano. Provo ad immaginare cosa ci sia oltre, e vorrei che ci fosse calma, tranquillità, il giusto ritmo del tempo, lento, quello che io non ricordo più.
Famiglie unite e felici.
Immaginare cosa ci sia oltre, cosa c'è oltre quello che si vede, la verità non esiste, qualsiasi cosa può essere nascosta perché niente è come appare, ora lo so.
Un brivido sul mio corpo, ho improvvisamente paura, guardo in terra, le mani mi tremano, aspetto immobile, poi lei mi tocca, mi afferra per il braccio, mi costringe a voltarmi.
É lei, è arrivata, sembra felice di vedermi, non so, io cerco di fare del mio meglio per nascondere quello che provo, perché spaventa anche me.
Annamaria mi prende per mano, mi invita a passeggiare. Ci dirigiamo verso la parte sinistra della piazza, lì sembra che ci siano più luci accese. Camminiamo sul molo di pietra, il mare si volta al nostro passaggio, si allontana, non fa rumore, per questo ci sono solo i nostri passi, non abbiamo ancora detto una parola
Questo paese, in questo periodo dell'anno, mette tristezza, ma a lei piace, forse perché lei dentro di sé sente lo stesso silenzio, ed io ancora non riesco ad immaginare, dopo tanti anni, cosa possa esserci lì dentro, nei suoi pensieri.
Lei ama questo paese, qui non è come a Cogne, oltre le finestre oscure si nascondono le verità che fanno parte della sua vita, dei suoi segreti, ed io non immaginavo che dal giorno del nostro matrimonio avrei dovuto condividere anche questo.
Degli uomini, in un bar a lato, sistemano cuscini, un altro si muove su un terrazzo galleggiante, dall'altro lato della strada, sul mare, lo fa dondolare.
Veniamo ogni anno qui, lo stesso giorno, alla stessa ora, io le stringo la mano, e provo di nascosto ad ascoltare il suo segreto tra le dita, come avrei dovuto fare quella notte a Cogne.
Tutto scorre, come il sangue di Samuele, fuori dal suo corpo, colpito per diciassette volte.
Ciao, piccolo Samuele, figlio mio, oggi è il giorno del tuo compleanno, avresti dovuto compiere dieci anni.

 

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3 commenti:

  • Anonimo il 03/06/2011 10:34
    Terribile, doloroso
  • Michele Rotunno il 14/11/2010 19:29
    Nulla da eccepire sulla forma. Sul contenuto credo che le prime due frasi siano piuttosto esaurienti.
  • Anonimo il 13/11/2010 23:03
    È scritto molto bene. Per il resto è po' complicato da commentare.

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