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La magia del Natale ovvero il blocco dello scrittore

Se avessero potuto ascoltarla forse lo avrebbe fatto. Avrebbe cirumnavigato attorno all'arco immaginario che le loro fronde descrivevano nell'aria. Avrebbe mantenuto una distanza di sicurezza per non rischiare di spezzare i rami o far cadere le palline e dopo aver preso coraggio gli avrebbe bisbigliato: "Che cari abeti addobbati a festa mi prestate le vostre luci?".
Il giorno di Natale si stava avvicinando e la coda della sua cometa in viaggio sprigionava quella che tutti conoscono come "magia";gli alberi e le luci, le palline di cristallo e le stelle, i presepi, il muschio, il vischio le stelle di natale, ed i negozi affollati, i babbi natale per le strade, le campane, i pacchi ed i fiocchi rossi, la neve la tavola imbandita:eccone i suoi giochi di prestigio che incantavano ed allo stesso tempo facevano assaporare il gusto del dejà-vu, di un rituale:come tutti gli anni il 25 dicembre sarebbe arrivato!.
Più degli altri anni Cristina ne sentiva la magia, perché più che nel passato non ne capiva i modi di fare, di essere, le manifestazioni. Nel suo cuore c'era buio; aveva la morte nell'anima che sonnecchiava dondolandosi sulla sedia delle sue indecisioni, delle sue paure, del suo dolore. Erano un mistero per lei quelle luci intermittenti che per un lasso di tempo calcolato si negavano ma che con sicurezza tornavano a colorare la notte come un arcobaleno dopo la tempesta. Avrebbe voluto avere la stessa certezza di poter tornare dopo un viaggio nel non essere;giocare come loro, rispondere ad Amleto, al dubbio dell'essere o non essere accontentando la vita e la morte insieme, dandole la possibilità di coesistere e non gettando dal palcoscenico l'una quando era il momento di scena dell'altra. Avrebbe voluto avere in prestito una di quelle luci per scorgere un frammento del suo futuro che al momento era immerso in acque torbide.
Cristina era una che parlava poco;un tipo solitario, eccessivamente timido;si riteneva essere una donna sola. Non aveva Cristo né santi ne Buddha o spiriti guida raffigurati in casa:non che fosse atea. È che non le piacevano le definizioni:erano palle di ferro legate ai piedi che le impedivano di essere diceva, perché sono fedeli compagne dei pregiudizi. Il suo rapporto con Dio o con qualsiasi altra entità superiore non lo aveva ancora definito(o forse non ne aveva avuto il coraggio?) come molte altre cose nella sua vita. Qualche volta s'interrogava come i suoi simili se invece lui, Dio, un ponte tra di loro lo avesse costruito e gli chiedeva"Cosa vuoi da me? Che ti ho fatto?". Ma più che passi verso di lui, erano domande che si poneva per rafforzare la sua convinzione, quella che le dava il bacio della buonanotte :lei era la persona più triste, sfortunata e sofferente del mondo.
Così Cristina viveva la sua vita:ad impronta del suo male di vivere che le apparteneva diceva come una gamba od un occhio od un capello. Il dolore era per lei un bagno di latte:ci sguazzava felice perché procurandosi del dolore regolava la dose e non aveva timore di brutte soprese, come i marinai che navigano nell'oceano della vita che viaggiono con lo spettro dei pirati o di mostri marini. Il suo umore era sempre sottotono così che non doveva sforzarsi di sorridere per rassicurare gli altri. Le domande della sua vita non erano quindi: "Dio esiste o no?", ma "Soffro abbastanza o potrei far meglio?".

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3 commenti:

  • Fabio Mancini il 18/08/2010 15:50
    E tu non saresti quella intelligente? Le domande che poni non sono banali e richiedono, da parte mia, il massimo impegno. Riprendo una delle tue domande: Se Lui conosce i pensieri e desideri più intimi di tutti perché conoscendo la mia difficoltà non mi dà la forza e la voglia di non rinunciare? Una risposta potrebbe essere che il Signore usa la tua sofferenza per sensibilizzare e addolcire gli indifferenti e ridimenzionare i sicuri e i superbi che non hanno ancora apprezzato la bellezza della vita. Detta in questo modo potresti sembrare una cavia, ma Dio ha un progetto anche per te. Ricorda che il Signore è al contempo un anticonformista ed un amante delle cose sbilenche, imprevedibili, difficili. Mosé era balbuziente, non poteva parlare al popolo ebraico, eppure il Padre si servì di Aronne, il fratello di Mosé. Molti cristiani prima della conversione erano peccatori, o uomini di mondo: San Francesco d'Assisi e Sant'Agostino, tanto per fare qualche nome conosciuto. Il fatto che tu non abbia la forza, o la volontà non ti esime dal non sperare che la tua vita da un momento all'altro possa cambiare. Tutti abbiamo dei limiti, ma non per questo dobbiamo gettare la spugna ed andare alla deriva. Dici di non essere bella, eppure io scorgo in te una bellezza visibile agli occhi del mio cuore. Dici di non essere intelligente, eppure ti trovo una ragazza sensibile, profonda e con grandi attitudini alla scrittura. Non conosco le persone che non ti hanno trovato almeno interessante, ma se fossi in te cambierei le compagnie, o l'ambiente. La vita ti chiama, Ilenia. E non puoi accucciarti in un angolo. Un bacio. Fabio.
  • I. mpersonale F. ottuta-mente il 17/08/2010 21:36
    perchè, per chi o per cosa non dovrei rinunciare? Se Lui conosce i pensieri e desideri più intimi di tutti perchè conoscendo la mia difficoltà non mi dà la forza e la voglia di non rinunciare? Io ho provato sai a farmi amare per quello che sono ma non sono abbastanza bella, intelligente, simpatica, ricca per questo mondo...
    So che sono una mastodontica vigliacca ma io non ce la faccio, non trovo altra soluzione, non ho altri strumenti tranne la "chiusura" verso gli altri, verso l'azione, verso i sentimenti. Resta che sono consapevole che l'unica a perdere sono io, ma più di tanto non mi importa... Comunque grazie x i tuoi commenti!! Sono come "un'arma intelligente" sanno come colpire, chi e sono indolore nel senso che sai come fare critica e come indurre negli altri auto-critica!! Grazie ancora ciao ciao
  • Fabio Mancini il 17/08/2010 15:46
    Mi chiedo: fu vera magia? Come si può osservare da una finestra il mondo e illudersi di vivere? E perché credere a quello che credono gli altri? Dio non ha bisogno di capire, non pone domande all'uomo, perché Egli sa. Il nostro creatore sa come siamo, conosce i pensieri e i desideri più intimi e volendo, potrebbe cambiare la nostra vita in un solo istante. Come tu descrivi, talvolta la sofferenza è un alibi per coprire la nostra assenza, quel non essere di cui parli. Ma non sognare, non desiderare, non assumersi le responsabilità che altrimenti ci competono, non è un atto di eroismo, ma di vigliaccheria riguardo al Creatore che ci ha dato la vita. La tua vita non è tua, ma appartiene a Dio. Non puoi sprecarla a forza di rinuncie. Non puoi nasconderti per sempre! Devi armarti di coraggio ed uscire alla luce. E vedrai che molti ti ameranno per come sei. Un bacio, Fabio

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