Non è un racconto ma non potevo metterlo nelle poesie, è semplicemente una lettera a mio padre.
Quando ero bambina mi riparavo stretta stretta tra le tue braccia, poi guardavo in su per scorgere il tuo viso che mi faceva le smorfie. Mi alzavi per aria, io ridevo, gridavo di gioia abbracciata al mio papà e lo sguardo verso il mondo.
Crescendo mi hai sollevata tutte le volte che cadevo, mi hai guidata verso la strada giusta, ma mi hai seguita anche nei percorsi sbagliati, in silenzio, rispettoso e paziente; abbiamo riso e pianto insieme; non sempre ci siamo capiti ma siamo stati sempre vicini.
Mi hai insegnato il rispetto e la lealtà, la vita mi ha dato il coraggio e le delusioni ci hanno messo la forza.
Ora non sono più bambina, le tue mani sono rugose, i tuoi occhi sono stanchi dopo avere visto così tanto ma continuano ad avvolgere e accarezzare ogni cosa su cui si posano, le tue parole sono forse un po’ più dure ma sempre fragranti di semplicità. Non hai mai adeguato la tua voce chiassosa e i tuoi gesti schietti e a volte irriverenti; e soprattutto non hai smesso di protestare e di andare contro corrente, anche adesso che dovresti riporre certi rancori.
Il tuo cuore è ancora intatto, eppure è caduto così tante volte…. Credi sempre nell’onestà che ti ha fatto da impalcatura e da scudo contro tutto quello che la vita ti ha scagliato addosso; hai scelto le strade più lunghe, quelle meno facili, ma eri sicuro di arrivare comunque.
Io sto proseguendo il cammino che mi hai preparato, con lo sguardo all’orizzonte e nel cuore l’orgoglio di essere tua figlia.