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Dry Hands

Io e i miei genitori vivemmo a Rovigo, piccola città del Basso Veneto, in una specie di bolla, un nostro mondo a parte in cui la religione non aveva nessun valore e le bestemmie erano una salutare valvola di sfogo. Ancora non riesco a calcolare quanto questo abbia avuto un'influenza su di me: in fondo anche io nacqui con le risposte già pronte, come il figlio di qualsiasi integralista. Il problema è che ero un bambino con idee (inculcate a forza) da adulto: il mio essere bambino, e quindi facilmente ingannabile e credulo, cozzava inesorabilmente con il materialismo che mi ero trovato tra capo e collo, senza scelta.
L'assenza di un conflitto mi rese immaturo fino ai 16 anni, anno in cui ebbi la mia prima, breve, crisi mistica.
Io e la mia famiglia di atei eravamo a cena da amici di famiglia, estremamente cattolici: se avessimo vissuto sotto lo stesso tetto, anche solo per una settimana, avremmo scritto abbastanza materiale per una sit-com.
In quanto padroni di casa, era loro compito dirigere la conversazione. La moglie si lanciò in un appassionato resoconto del loro pellegrinaggio a Lourdes, che raggiunse il suo apice alla descrizione di una particolare fontana.
E quindi ci siamo lavati le mani nell'acqua di questa fontana, e poi ho ripreso le mani da questa fontana, ed erano completamente asciutte! Neanche una goccia d'acqua, vero caro? -
Trattenni il mio fiato in infantile stupore. Mi passò davanti la mia vita da scettico, e pensai con rabbia “ Mi hanno lasciato fuori dal mondo reale tutto questo tempo? I miracoli esistono davvero! “
Mi girai a destra per vedere le reazioni dei miei genitori. Mia madre sembrava stupita come me, ma lo imputai più alla sua educazione cattolica e alla sua fascinazione per il soprannaturale; mio padre invece stava ponderando, tra il riflessivo e il trionfale. Poi, con tono monocorde, disse:
Non è acqua, è un prodotto di laboratorio. Lo usano nei musei per spegnere gli incendi senza bagnare i quadri. -
Ci fu un lungo, imbarazzante silenzio (anzi, dopo un po' il silenzio divenne quasi comico) rotto infine dal marito che disse:
Be' penso ancora che sia un miracolo! -

Ora, c'è qualcosa che devo dire su questa storia: il finale non è veritiero.
Ebbi davvero una quasi-crisi mistica, ma mio padre non li sconfessò mai apertamente: convenzioni sociali vietavano una cosa del genere, e quindi aspettò che fossimo tornati a casa per demolire le mie architetture.
Ho cambiato il continuum spazio-temporale: ho cercato di vendicarmi contro quegli idioti per avermi trascinato a forza nel loro mondo di favole.

 

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6 commenti:

  • Rinaldo Pauselli il 20/06/2008 12:00
    ben scritto
  • Gabriella Salvatore il 11/11/2007 22:44
    molto simpatico questo racconto, sia nell'argomento che nell'esposizione, ti leggerò ancora.. bravo

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