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Poesie di Aleksandr Aleksandrovi? Blok

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Danza macabra seconda

Un melanconico riflesso
- strada lampione farmacia -
è fu sarà sempre lo stesso -
non c'è più scampo: così sia.

E vita e morte e bene e male
ritrovi ad ogni crocevia:
è notte: - ghiaccio sul canale -
strada lampione farmacia



Canta una vergine presso all'altare

Canta una vergine presso all'altare
di tutti gli esuli stanchi quaggiù,
d'ogni naviglio salpante nel mare,
di chi ha scordato la gioia che fu.

S'alzò la voce di lei nella volta,
tremulo un raggio sul capo brillò:
guarda ciascuno dall'ombra ed ascolta
come la stola nel raggio cantò.

E a tutti parve che fosse ogni nave
nella sua rada e che gioia verrà,
che a tutti gli esuli in patria soave
la terra brulla si trasmuterà.

Il raggio canta e la voce si frange
ma sulla soglia del cielo, lassù,
c'è un fanciullino che vede e che piange
perché nessuno non tornerà più.



Come è penoso andare tra la gente

Come è penoso andare tra la gente
fingendo di non essere defunto
e raccontare a chi non ha vissuto
il gioco falso e tragico del male;
e contemplando l'incubo notturno
scoprire un'armonia nel discordante
mulinello dell'essere, ché solo
nei riflessi dell'arte l'uomo vede
l'incendio senza scampo della vita...



Là dove echeggia nelle lunghe sale

Là dove echeggia nelle lunghe sale
Il dolce volo delle pazze tròjke,
dove splendono i vini nei boccali,
sta per nascere adesso un ballo tondo.

Frusciando, tintinnando, biancheggiando,
volteggiano tracciando lenti cerchi.
E i violini, struggendosi e infiacchendo,
si abbandonano ai furiosi archetti.

Col braccio teso verso la caligine,
una esce fuori dal cerchio:
scelto l'amico destinato, lascia
cadere un fiore per terra.

Non raccattare quel fiore: v'è in esso
Il dolce oblío di tutti i giorni andati,
e tutta la frenetica allegria
della tua futura rovina!...

V'è tutto - il giuoco del fuoco e del fato,
solo nell'ora amara delle offese
da una lontananza irrevocabile
ne traluce un angelo accorato...



Il piccolo prete dello stagno

Dalle pozzanghere chete
nelle sere di primavera
per la preghiera di sera
si affaccia un piccolo prete.

Sopra il gambo come su un piede
s'avvolge la tonaca nera,
puntolino che appena si vede.

Ma nella calma dei rossi bagliori
i demoni non escon più fuori;
gl'incantesimi crepuscolari
accarezzan con dita sottili:
i rumori si fanno più rari,
son tenuissimi fili.

Adagio egli prega,
sorride, si piega,
si toglie il cappello e saluta.

E alla ranocchia che ha male
con un'erba medicinale
egli fascia la zampa battuta.
La congeda e la benedice:
Torna a casa e vivi felice.

L'anima mia si contenta
d'ogni creatura violenta,
d'ogni serpente feroce
e di qualsiasi croce.

E nudo il capo e la chioma
adagio adagio egli prega
per un esile gambo che piega,
per una povera zampa di fiera
e per il Papa di Roma.

Del precipizio non aver paura:
ti salverà la sua sottana scura.





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Aleksandr Aleksandrovič Blok - Poeta e drammaturgo russo. Fu il più alto rappresentante della corrente decadente-simbolista e il poeta dagli accenti più sicuri e profondi. La sua originalità e freschezza di ispirazione non risentirono affatto degli studi platonici e religiosi che caratterizzarono il movimento dello "scitismo" cui anche Blok aderì negli anni antecedenti la rivoluzione. Opere: I versi della bellissima dama (1904); La maschera di neve, Faina, Pensieri liberi (1904-1908); Drammi: La baracca dei saltinmbanchi (1906), Il re sulla piazza (1907), La sconosciuta (1908), Le rose e la croce (1912); Poemi: Gli Sciti (1915), I dodici (1918); Saggi: Gli intellettuali e la rivoluzione (1918), Diario vol. I e II (1911-1921).