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Poesie di Aleksandr Aleksandrovi? Blok

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Là dove echeggia nelle lunghe sale

Là dove echeggia nelle lunghe sale
Il dolce volo delle pazze tròjke,
dove splendono i vini nei boccali,
sta per nascere adesso un ballo tondo.

Frusciando, tintinnando, biancheggiando,
volteggiano tracciando lenti cerchi.
E i violini, struggendosi e infiacchendo,
si abbandonano ai furiosi archetti.

Col braccio teso verso la caligine,
una esce fuori dal cerchio:
scelto l'amico destinato, lascia
cadere un fiore per terra.

Non raccattare quel fiore: v'è in esso
Il dolce oblío di tutti i giorni andati,
e tutta la frenetica allegria
della tua futura rovina!...

V'è tutto - il giuoco del fuoco e del fato,
solo nell'ora amara delle offese
da una lontananza irrevocabile
ne traluce un angelo accorato...



Sta la luna sovra il prato

Sta la luna sovra il prato
come un circolo incantato
scintillando, e tace.

Bianco è il prato di corolle:
scivolando l'ombra molle
si riposa e giace.

Triste è uscire sulla via:
un'arcana nostalgia
regna nella pace.

Ma domani un chiaro lume
romperà le oscure brume
come una gran face:

e tu andrai lungo il sentiero,
mentre sotto il più leggero
filo d'erba vita nasce



Come è penoso andare tra la gente

Come è penoso andare tra la gente
fingendo di non essere defunto
e raccontare a chi non ha vissuto
il gioco falso e tragico del male;
e contemplando l'incubo notturno
scoprire un'armonia nel discordante
mulinello dell'essere, ché solo
nei riflessi dell'arte l'uomo vede
l'incendio senza scampo della vita...



Comizio

Le sue parole a freddo taglio
ed i suoi occhi spenti
gettavan senza alcun barbaglio
scintille incandescenti.

E lo fissavano dal basso
mille pupille smorte:
ma non sentiva a lento passo
l'arrivo della morte.

Egli gestiva lentamente
con voce di violenza,
e la sua barba mollemente
cullavasi in cadenza.

Livido come il firmamento,
sapeva tutto bene.
Egli gemeva violento
come le sue catene.

Non comprendevano gl'indegni
né un numero né un nome:
non v'ha nessuno che lo segni
un marchio di passione.

Ma si sentì tremare un tuono
di fiamma che s'accende,
ed un rumore quasi suono
di tizzo che si spegne.

Come se in cielo uscisse un astro,
come se fosse un segno:
urlò la folla nel disastro,
urlò fuori di senno.

Si sentì un grido soffocato,
s'infranse una vetrata:
l'uomo cascò sul lastricato,
la testa crivellata.

Qualcuno allora con un sasso
colpì senza vergogna:
un fil di sangue sgorgò in basso,
giù lungo una colonna.

Ruppero i fischi ancora l'aria,
ululò l'urlo stesso:
giacque la spoglia solitaria
sul varco d'un ingresso.

E lampeggiaron nella porta
dei fuochi da un cortile,
ed echeggiaron nella volta
dei colpi di fucile.

Si rivelò in un raggio il volto
dell'uomo trucidato:
già due fucili sopra il morto
in croce hanno piantato.

I lineamenti più sbiancati
fece la barba nera:
si riordinarono i soldati
e chiusero la schiera.

Era sereno il dolce viso,
la calma vi regnava:
verso di lui dal Paradiso
un angelo volava.

Erano già pacificate
le sue pupille aperte:
su loro stavano incrociate
le bianche baionette.

Come se dietro a quelle gole
respirasse di già
anche in un mondo senza sole
venti di libertà.



Canta una vergine presso all'altare

Canta una vergine presso all'altare
di tutti gli esuli stanchi quaggiù,
d'ogni naviglio salpante nel mare,
di chi ha scordato la gioia che fu.

S'alzò la voce di lei nella volta,
tremulo un raggio sul capo brillò:
guarda ciascuno dall'ombra ed ascolta
come la stola nel raggio cantò.

E a tutti parve che fosse ogni nave
nella sua rada e che gioia verrà,
che a tutti gli esuli in patria soave
la terra brulla si trasmuterà.

Il raggio canta e la voce si frange
ma sulla soglia del cielo, lassù,
c'è un fanciullino che vede e che piange
perché nessuno non tornerà più.





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Aleksandr Aleksandrovič Blok - Poeta e drammaturgo russo. Fu il più alto rappresentante della corrente decadente-simbolista e il poeta dagli accenti più sicuri e profondi. La sua originalità e freschezza di ispirazione non risentirono affatto degli studi platonici e religiosi che caratterizzarono il movimento dello "scitismo" cui anche Blok aderì negli anni antecedenti la rivoluzione. Opere: I versi della bellissima dama (1904); La maschera di neve, Faina, Pensieri liberi (1904-1908); Drammi: La baracca dei saltinmbanchi (1906), Il re sulla piazza (1907), La sconosciuta (1908), Le rose e la croce (1912); Poemi: Gli Sciti (1915), I dodici (1918); Saggi: Gli intellettuali e la rivoluzione (1918), Diario vol. I e II (1911-1921).