O musa del mio cuore, che ami i palazzi fstosi,
avrai, quando Gennaio sguinzagliera il suoi Borei,
durante il nero tedio delle sere nevore
qualche tizzo che scaldi i tuoi piedi violacei?
Ti rianimerai le spalle marmorizzate
ai raggi della notte filtrati dagli scuri?
Sentendo la tua borsa secca come palato,
farai raccolta dell'oro dei soffitti azzurri?
Devi, per guadagnarti il pane d'ogni sera,
come un chierichetto dondolar l'incensiere
e cantare Te Deum ai quali non credi,
o, saltimbanco affamato, mostrar òe tue prodezze
e per far sbellicare gli zotici, il tuo riso
impegnato di lacrime che nessuno vede.
Un bel gatto forte, dolce e vezzoso
Passeggia nel mio cervello
Come a casa sua.
Si sente appena quando miagola,
Per quanto il tono è tenero e discreto;
Ma la voce è sempre profonda e ricca,
Sia che brontoli o s'acqueti.
Questo il suo incanto e il suo segreto.
Come penetra e filtra questa voce
Nell'intimo mio più tenebroso!
Mi riempie come un verso numeroso
E mi rallegra come un filtro!
Che quiete per i mali più crudeli!
Racchiude in sé tutte le estasi!
Non le servono parole
Per dire le più lunghe frasi.
L'unico archetto che morde
Sul perfetto strumento del mio cuore
E fa cantare più regalmente
La più vibrante corda
È la tua voce, gatto misterioso,
Gatto serafico, gatto strano!
Tutto in te, come in un angelo,
È sottile ed armonioso!
II
Che dolce profumo esala da quel pelo
Biondo e bruno!
Com'ero tutto profumato
Una sera che l'accarezzai
Una volta, una soltanto!
È lui il mio genio tutelare!
Giudica, governa e ispira
Ogni cosa nel suo impero;
È una fata?
O forse un dio?
Quando i miei occhi, attratti
Come da calamita, dolci si volgono
A quel gatto che amo
E guardo poi in me stesso,
Che meraviglia il fuoco
Di quelle pallide pupille,
Di quei chiari fanali,
Di quei viventi opali
Che fissi mi contemplano!
Ho lungo tempo abitato sotto vasti portici
che i soli marini di mille fuochi tingevano,
e che, la sera, i grandi pilastri facevano,
dritti e regali, sembrare spechi basaltici.
Le onde il riflesso dei cieli rotolavano,
mischiando in forme solenni e accenti mistici
agli accordi onnipotenti di quella ricca musica
luci crepuscolari che gli occhi rispecchiavano.
È là che ho vissuto nelle voluttà calme,
circondato d'azzurro, di onde, di splendori,
e di schiavi nudi, tutti pregni di odori,
che mi rinfrescavan la fronte con le palme,
di cui l'unica cura era cercare di capire
il doloroso segreto che mi faceva languire.
Sopra gli stagni, sopra le vallate,
i monti, le foreste, le nuvole, il mare,
oltre l'etere, oltre l'astro solare,
oltre i confini delle sfere stellate,
tu, mio spirito, ti muovi con agilità,
come il buon nuotatore che gode dell'onda,
percorri gaiamente l'immensità profonda
con indicibile e virile voluttà.
Fuggi lontano da questi miasmi morbidi;
vai a purificarti in un'aria superiore,
e bevi, come un puro e divino liquore,
il chiaro fuoco che colma spazi limpidi.
Alle spalle lasciati affanni e vaste pene,
peso che grava sull'esistenza brumosa,
fortunato è colui che con ala vigorosa
sa volare nelle regioni luminose e serene.
Il mattino (di lui son allodole i pensieri)
diretto al cielo libero slancio prende,
e sulla vita plana, e facilmente intende
le cose mute e il linguaggio dei fiori!
Oh tu, che sei il più bello e il più sapiente degli Angeli, Dio tradito dalla sorte, spogliato d'ogni lode,
Satana, abbi pietà del mio lungo penare!
Principe dell'esilio, cui è stato fatto torto, e che ti rialzi, vinto, sempre più forte,
Satana, abbi pietà del mio lungo penare!
Tu che conosci ogni cosa e regni sul sottosuolo, guaritore abituale delle angosce umane,
Satana, abbi pietà del mio lungo penare!
O tu che anche ai lebbrosi, ai paria maledetti, per mezzo dell'amore insegni il giusto Paradiso,
Satana, abbi pietà del mio lungo penare!
Tu che dalla Morte, tua vecchia e forte amante, generasti la Speranza, affascinante folle!
Satana, abbi pietà del mio lungo penare!
Tu che dài al proscritto lo sguardo calmo e altero, che danna tutto un popolo intero attorno ad un patibolo,
Satana, abbi pietà del mio lungo penare!
Tu, che sai dove, in quali angoli delle terre invidiose, Dio, geloso, ha nascosto le tue gemme,
Satana, abbi pietà del mio lungo penare!
Tu, il cui occhio limpido sa gli arsenali profondi in cui, sepolto, dorme il popolo dei metalli,
Satana, abbi pietà del mio lungo penare!
Tu, la cui lunga mano nasconde i precipizi che s'aprono al sonnambulo vagante sull'orlo delle cose,
Satana, abbi pietà del mio lungo penare!
Tu che, magicamente, addolcisci le vecchie ossa del nottambulo ubriaco calpestato dai cavalli,
Satana, abbi pietà del mio lungo penare!
Tu che per consolare l'uomo debole che soffre, ci insegnasti a mischiare lo zolfo col salnitrio,
Satana, abbi pietà del mio lungo penare!
Tu che imprimi il tuo marchio, complice sottile, sulla fronte dell'impietoso e vile Creso,
Satana, abbi pietà del mio lungo penare!
Tu che poni negli occhi e nel cuore delle ragazze il culto della piaga, l'amore dei cenciosi,
Satana, abbi pietà del mio lungo penare!
Sostegno degli esuli, luce degli inventori, confessore degli impiccati e dei cospiratori,
Charles Baudelaire (1821 - 1867) è stato un poeta, e scrittore francese, oltre che traduttore e critico letterario.
Baudelaire è uno dei più celebri esponenti dello stile di vita bohemien.
L'opera più conosciuta di Charles Baudelaire è rappresentata da I fiori del male (Le fleurs du mal, in lingua originale), in cui si ritrova il concetto del mal di vivere (Spleen) caro a Baudelaire.
Oltre alle opere letterarie si ricordano anche molti aforismi e frasi famose di Baudelaire.
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