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Poesie di Charles Bukowski

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I fiori morti di me stesso

tori bulleggiano in gloria di girandole,
missili tramortiscono i cieli,
ma io non so
proprio che cosa fare
dei fiori morti
di me stesso,
se buttarli via
fuori dal vaso
oppure
schiaffarli in mezzo a queste
pagine bianche
e andare avanti:
massì, tutto il dolore si riduce
a cruda morte
e finalmente si smette di piangere.
grazie al dio
che lo ha
fatto.



Una sfida alle tenebre

colpito in un occhio
colpito nel cervello
colpito nel culo
colpito come un fiore nella danza

meravigliandomi per come la morte vinca senza fatica
meravigliandomi per come si presti fede a stupide forme di vita
meravigliandomi per come il riso venga soffocato
meravigliandomi per come il vizio sia così una costante

presto dovrò dichiarare la mia guerra alla loro guerra
devo aggrapparmi al mio ultimo pezzo di terra
devo proteggere il piccolo spazio che ho creato e che mi ha
permesso di vivere

la mia vita non la loro morte
la mia morte non la loro morte

questo posto, questo tempo, adesso
faccio voto al sole
che ancora una volta riderò di cuore
nel luogo a me perfetto
per sempre.

la loro morte non la mia vita.



L'uomo dagli occhi meravigliosi

Quando eravamo bambini c'era una casa strana.
Gli scuri erano sempre chiusi.
Non sentivamo voci venire da dentro.
Il giardino era pieno di canne di bambù.
Ci divertivamo a giocare tra i bambù.
Fingevamo di essere Tarzan
anche se mancava Jane.
C'era un grande stagno
con i pesci rossi più grassi del mondo.
Erano addestrati.
Salivano in superficie
per prendere dalle nostre mani le briciole di pane.
I nostri genitori ci avevano detto:
"Non avvicinatevi a quella casa."
Naturalmente ci andammo.
Ci chiedevamo se qualcuno si abitasse.
Passavano le settimane, ma nessuno si vedeva.
Un giorno sentimmo una voce provenire dalla casa.
"Maledetta puttana!"
Era la voce di un uomo.
Poi la porta di casa si spalancò
e l'uomo ne uscì.
Teneva una pinta di whisky nella mano destra.
Avrà avuto 30 anni.
Aveva un sigaro in bocca e la barba non rasata.
I suoi capelli erano ribelli e spettinati
ed era scalzo in canottiera e pantaloni.
Ma gli occhi erano luminosi.
Splendevano.
E disse: "Signorini!
Spero vi stiate divertendo!"
Poi fece una risatina e tornò nella casa.
Ce ne tornammo nel giardino dei miei genitori
per riflettere sulla cosa.
Arrivammo alla conclusione che i nostri genitori
volevano tenerci lontani da lì
perché non volevano che vedessimo un uomo come quello,
un uomo forte dagli occhi meravigliosi.
Si vergognavano di non essere come lui,
per questo volevano tenercene alla larga.
Ma noi tornammo a quella casa e alle canne di bambù
e ai pesci addomesticati.
Tornammo tante volte e per molte settimane di seguito,
ma non vedemmo né sentimmo più quell'uomo.
Gli scuri erano chiusi come sempre
e tutto era silenzioso.
Un giorno mentre tornavamo da scuola
vedemmo la casa.
Era bruciata, non era rimasto niente.
Solo delle fondamenta fumanti.
Corremmo allo stagno dei pesci rossi e non c'era più l'acqua.
I grassi pesci rossi erano morti.
Tornammo al giardino dei miei a parlarne.
Secondo noi i nostri genitori avevano bruciato l

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La tragedia delle foglie

Mi destai alla siccità e le felci erano morte,
le piante in vaso gialle come grano;
la mia donna era sparita
e i cadaveri dissanguati delle bottiglie vuote
mi cingevano con la loro inutilità;
c'era ancora un bel sole, però,
e il biglietto della padrona ardeva d'un giallo caldo
e senza pretese; ora quello che ci voleva
era un buon attore, all'antica, un burlone capace di scherzare
sull'assurdità del dolore; il dolore è assurdo
perché esiste, solo per questo;
sbarbai accuratamente con un vecchio rasoio
l'uomo che un tempo era stato giovane e,
così dicevano, geniale; ma
questa è la tragedia delle foglie,
le felci morte, le piante morte;
ed entrai in una sala buia
dove stava la padrona di casa
insultante e ultimativa,
mandandomi all'inferno,
mulinando i braccioni sudati
e strillando
strillando che voleva i soldi dell'affitto
perché il mondo ci aveva tradito
tutt'e due.



Posta

la posta aumenta.
lettere su lettere per dirmi
che grande scrittore
che sono,
e poesie, romanzi, novelle,
racconti, ritratti.
qualcuno chiede solo un autografo,
un disegno, una parola.
altri propongono una corrispondenza
permanente.
io leggo tutto, butto tutto,
faccio i miei
affari.
so bene che nessuno è
un"grande"scrittore.
può esserlo
stato,
ma scrivere è un'impresa
che ricomincia da capo
ogni volta
e tutti gli elogi,
i sigari, le bottiglie
di vino inviate
in tuo onore
non garantiscono
come sarà la riga successiva,
e soltanto quella conta,
il passato è
inutile,
siede sulle ginocchia
degli dei
mentre i secoli
svaniscono
nel loro marcio
celere
sfarzo.





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Poesie Charles Bukowski (1920 - 1994) è stato un poeta e scrittore statunitense. La produzione di Charlese Bukowski è stata particolarmente intensa, arrivando a pubblicare oltre sessanta libri comprendendo sei romanzi, centinaia di racconti e addirittura migliaia di poesie. La sua narrazione riguarda prevalentemente la sua stessa vita, caratterizzata dall'abbinamento di scrittura, sesso, alcol, scommesse e massacranti lavori manuali. Bukowski viene spesso associato al movimento della "Beat generation" dato il suo l'anticonformismo verso la letteratura. Dalle poesie e racconti di Bukowski sono anche stati tratti diversi film.