una giornata alle corse,
seguita da un tuffo
in piscina,
seguito da 5 minuti
nella sauna,
seguita da una doccia,
seguita dalla lettura della posta
(non molto interessante)
poi la mogliettina
racconta qualcosa della sua
giornata,
i miei sette gatti mi accolgono
uno alla volta
e la serata
comincia.
dal puro inferno a questo.
riuscirò a sopportarlo?
ci riuscireste voi?
ma non preoccupatevi,
l'inferno tornerà,
rinvigorito,
mi troverà
di nuovo
più vecchio, più grasso
e io ti farò rapporto,
caro lettore,
nello stile a cui
ti sei
abituato.
Sai com'è: sono qui ubriaco ancora
una volta
e ascolto Chajkovskij
alla radio.
Gesù, lo sentivo quarantasette anni
fa
quando ero uno scrittore morto di fame
ed eccolo qui
di nuovo
ora io sono uno scrittore con un po'
di successo
e la morte va
su e giù
per questa stanza
e si fuma i miei sigari
beve qualche sorso del mio
vino
mentre il vecchio Pietro continua a darci dentro
con la sua "Patetica",
ho fatto un bel pezzo di strada
e se ho avuto fortuna è
perché ho tirato bene
i dadi:
ho fatto la fame per l'arte, ho fatto la fame per
riuscire a guadagnare cinque dannati minuti, cinque ore,
cinque giorni,
volevo soltanto buttare giù qualche
frase,
il successo, il denaro non importavano:
io volevo scrivere
e loro volevano che stessi alla pressa meccanica,
in fabbrica alla catena di montaggio
volevano che facessi il fattorino in un
grande magazzino.
Be', dice la morte, passandomi accanto,
ti prenderò comunque,
non importa quello che sei stato:
scrittore, tassista, pappone, macellaio,
paracadutista acrobatico, io ti
prenderò...
okay, baby, le dico io.
Adesso ci beviamo qualcosa insieme
mentre l'una di notte diventano
le due
e lei solo sa
quando verrà il
momento, ma oggi sono
riuscito a fregarla: mi sono preso
altri cinque dannati minuti
e molto di
più.
una poesia è una città piena di strade e tombini
pina di santi, eroi, mendicanti, pazzi,
piena di banalità e di roba da bere,
piena di pioggia e di tuono e di periodi
di siccità, una poesia è una città in guerra,
una poesia è una città che chiede a una pendola perché,
una poesia è una città che brucia,
una poesia è una città sotto le cannonate
le sue sale da barbiere piene di cinici ubriaconi,
una poesia è una città dove Dio cavalca nudo
per le strade come Lady Godiva,
dove i cani latrano di notte, e fanno scappare
la bandiera;una poesia è una città di poeti,
per lo più similissimi tra loro
e invidiosi e pieni di rancore...
una poesia è questa città adesso,
50 miglia dal nulla,
le 9, 09 del mattino,
il gusto del liquore e delle sigarette,
né poliziotti né innamorati che passeggiano per le strade,
questa poesia, questa città, che serra le sue porte,
barricata, quasi vuota,
luttuosa senza lacrime, invecchiata senza pietà,
i monti di roccia dura,
l'oceano come una fiamma di lavanda,
una luna priva di grandezza,
una musichetta di finestre rotte...
una poesia è una città, una poesia è una nazione,
una poesia è il mondo...
e ora metto questo sotto vetro
perché lo veda il pazzo direttore,
e la notte è altrove
e signore grigiastre stanno in fila,
un cane segue l'altro fino all'estuario,
le trombe annunciano la forca
mentre piccoli uomini vaneggiano di cose
che non possono fare
lamentele inifme e triviali,
costantemente ripetute,
possono far ammattire un santo,
per tacere di un bravo ragazzo
qualunque ( me)
e il peggio è che chi
si lamenta
nemmeno si accorge di farlo
a meno che non glielo dici
e perfino se glielo dici
non ci crede.
e così non si conclude
niente
ed è solo un altro giorno
sprecato,
preso a calci,
mutilato
mentre il Buddha
siede nell´angolo
e sorride.
avevamo circa 14 anni, io,
Baldy e Norman,
eravamo seduti nel parco
del quartiere
a bere birra rubata
attorno alle dieci di sera.
poi vedemmo un'auto accostare
al marciapiede.
si aprì lo sportello e una donna
si sporse e vomitò
in strada.
ne lasciò andare un bel
carico.
per un po' retsò lì.
poi venne fuori dalla auto
e s'avviò nel
parco.
zigzagava
un poco.
"è sbronza" disse
Norman "scopiamocela"
"ok" dissi io
"ok" disse Baldy
avanzava
nel parco
sbilenca.
era massiccia
ma giovane
belle tette
belle gambe
traballante sui
tacchi a spillo.
"me la faccio"
disse Baldy
"me la faccio"
disse Norman
allora ci vide
seduti sulla panca
"oh"disse
venne più vicino
attonita
"oh siete solo dei
bravi ragazzi..."
"che ne dici di un drink
baby?" chiese
Norman
"oh no, ho bevuto
troppo, mi sento
uno schifo, ho
litigato col mio
uomo..."
ondeggiava
alla luce della luna.
"cos'ha lui che
non ho io?"
chiese Norman.
"non esagerare"
"vieni qui baby
ho qualcosa da
mostrarti"
disse Baldy
"me ne vado"
disse
lei e fece per
allontanarsi
Baldy saltò su
(mezzo sbronzo)
per seguirla
"ho qualcosa
per te baby"
la donna si mise
a correre
e Baldy
dietro
quando provò
ad acchiapparla
mancò la presa, urtò
contro le sue grosse
chiappe e cadde
nell'erba.
la donna raggiunse
l'auto
accese e
sparì in fondo
alla strada.
Baldy
tornò
camminando
verso di noi
"merda, che troia"
sedette con noi
sulla panca
agguantò la sua lattina
e buttò giù
un gran sorso
"ne voleva
eccome se ne
voleva" disse
"hai fegato
Baldy"dissi io
"pensi che
tornerà?" chiese
Norman
"sicuro" disse Baldy
"vuole questo
uccellone
che ho in tasca."
non credo che nessuno di noi
pensasse di vederla tornare
ma sedemmo lì
a bere birra
e ad aspettare.
eravamo tutti
vergini
ma allora ci sentivamo
dei portenti
lì seduti a fumare
svuotando lattine di
birra.
Charles Bukowski (1920 - 1994) è stato un poeta e scrittore statunitense. La produzione di Charlese Bukowski è stata particolarmente intensa, arrivando a pubblicare oltre sessanta libri comprendendo sei romanzi, centinaia di racconti e addirittura migliaia di poesie. La sua narrazione riguarda prevalentemente la sua stessa vita, caratterizzata dall'abbinamento di scrittura, sesso, alcol, scommesse e massacranti lavori manuali. Bukowski viene spesso associato al movimento della "Beat generation" dato il suo l'anticonformismo verso la letteratura. Dalle poesie e racconti di Bukowski sono anche stati tratti diversi film.
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