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Poesie di Eugenio Montale

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Portami il girasole ch'io lo trapianti

Portami il girasole ch'io lo trapianti
nel mio terreno bruciato dal salino,
e mostri tutto il giorno agli azzurri specchianti
del cielo l'ansietà del suo volto giallino.

Tendono alla chiarità le cose oscure,
si esauriscono i corpi in un fluire
di tinte: queste in musiche. Svanire
é dunque la ventura delle venture.

Portami tu la pianta che conduce
dove sorgono bionde trasparenze
e vapora la vita quale essenza;
portami il girasole impazzito di luce.

   6 commenti     di: Eugenio Montale


Non chiedeteci la parola

Non chiederci la parola che squadri da ogni lato
l'animo nostro informe, e a lettere di fuoco
lo dichiari e risplenda come un croco
Perduto in mezzo a un polveroso prato.

Ah l'uomo che se ne va sicuro,
agli altri ed a se stesso amico,
e l'ombra sua non cura che la canicola
stampa sopra uno scalcinato muro!

Non domandarci la formula che mondi possa aprirti
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.



Il trionfo della spazzatura

Lo sciopero dei netturbini
può dare all'Urbe il volto che le conviene.
Si procede assai bene tra la lordura
se una Chantal piovuta qui dal nord
vi accoglierà con una sua forbita
grazia più chiara e nitida dei suoi cristalli.
Fuori le vecchie mura ostentano la miseria,
la gloria della loro sopravvivenza.
Lei stessa, la ragazza, difende meglio
la sua identità se per raggiungerla
ha circumnavigato isole e laghi
di vomiticcio e di materie plastiche.
Qui gli ospiti nemmeno si conoscono
tra loro, tutti incuriosi e assenti
da sé. Il trionfo della spazzatura
esalta chi non se ne cura, smussa
angoli e punte. Essere vivi e basta
non è impresa da poco. E lei pure,
lei che ci accoglie l'ha saputo prima
di tutti ed è una sua invenzione
non appresa dai libri ma dal dio senza nome
che dispensa la Grazia, non sa fare altro
ed è già troppo.

   0 commenti     di: Eugenio Montale


Debole sistro al vento

Debole sistro al vento
d'una persa cicala,
toccato appena e spento
nel torpore ch'esala.

Dirama dal profondo
in noi la vena
segreta: il nostro mondo
si regge appena.

Se tu l'accenni, all'aria
bigia treman corrotte
le vestigia
che il vuoto non ringhiotte.

il gesto indi s'annulla,
tace ogni voce,
discende alla sua foce
la vita brulla.

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Mia vita, a te non chiedo lineamenti

Mia vita, a te non chiedo lineamenti
fissi, volti plausibili o possessi.
Nel tuo giro inquieto ormai lo stesso
sapore han miele e assenzio.

Il cuore che ogni moto tiene a vile
raro è squassato da trasalimenti.
Così suona talvolta nel silenzio
della campagna un colpo di fucile.

   0 commenti     di: Eugenio Montale




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Poesie Eugenio Montale (1896 - 1981) è stato un poeta e giornalista italiano. Ha inoltre ricevuto il premio Nobel per la letteratura nel 1975.
Montale è un uomo schivo e distaccato, dichiara più volte di scrivere solo per sè stesso, la sua è una poesia spontanea volta a testimoniare la condizione dell'uomo nel Novecento.
Le principali raccolte di poesie di Eugenio Montale sono Ossi di seppia, Le occasioni, Xenia e Satura

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