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I due orfani

«Fratello, ti do noia ora, se parlo? »
«Parla: non posso prender sonno». «Io sento
rodere, appena... » «Sarà forse un tarlo... »
«Fratello, l'hai sentito ora un lamento
lungo, nel buio? » «Sarà forse un cane... »
«C'è gente all'uscio... » «Sarà forse il vento... »
«Odo due voci piane piane piane... »
«Forse è la pioggia che vien giù bel bello».
«Senti quei tocchi? » «Sono le campane».
«Suonano a morto? suonano a martello? »
«Forse... » «Ho paura... » «Anch'io».
«Credo che tuoni:
come faremo? » «Non lo so, fratello:
stammi vicino: stiamo in pace: buoni».

«Io parlo ancora, se tu sei contento.
Ricordi, quando per la serratura
veniva lume? » «Ed ora il lume è spento».
«Anche a que' tempi noi s'aveva paura:
sì, ma non tanta». «Or nulla ci conforta,
e siamo soli nella notte oscura».
«Essa era là, di là di quella porta;
e se n'udiva un mormorìo fugace,
di quando in quando».
«Ed or la mamma è morta».
«Ricordi? Allora non si stava in pace
tanto, tra noi... » «Noi siamo ora più buoni... »
«ora che non c'è più chi si compiace
di noi... » «che non c'è più chi ci perdoni».

 


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2 commenti    

2 commenti:

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  • Piero Simoni il 03/03/2010 16:27
    Il tema del dolore per la morte della madre, condiviso con chi rimane, il fratello. Un dolore incolmabile che si consola solo con il ricongiungimento eterno.
  • il 03/03/2010 15:35
    Questa poesia non è fra le mie preferite del Pascoli, ma piace sempre e comunque. Mi riporta agli anni di Liceo, al mio professore di Lettere che mi ha insegnato ad amare la Letteratura, l'arte, tutta la cultura in genere e soprattutto, mi ha insegnato a rispettare gli altri e me stessa. Pascoli mi emoziona sempre.