- poesie d'autore
- poesie di Giuseppe Ungaretti
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La pietà
pagine: 12
Sono un uomo ferito.
E me ne vorrei andare
E finalmente giungere,
Pietà, dove si ascolta
L'uomo che è solo con sé
Non ho che superbia e bontà.
E mi sento esiliato in mezzo agli uomini.
Ma per essi sto in pena.
Non sarei degno di tornare in me?
Ho popolato di nomi il silenzio.
Ho fatto a pezzi cuore e mente
Per cadere in servitù di parole?
Regno sopra fantasmi.
O foglie secche,
Anima portata qua e là...
No, odio il vento e la sua voce
Di bestia immemorabile.
Dio, coloro che t' implorano
Non ti conoscono più che di nome?
M' hai discacciato dalla vita.
Mi discaccerai dalla morte?
Forse l'uomo è anche indegno di sperare.
Anche la fonte del rimorso è secca?
Il peccato che importa,
Se alla purezza non conduce piú.
La carne si ricorda appena
Che una volta fu forte.
È folle e usata, l'anima.
Dio, guarda la nostra debolezza.
Vorremmo una certezza.
Di noi nemmeno piú ridi?
E compiangici dunque, crudeltà.
Non ne posso piú di stare murato
Nel desiderio senza amore.
Una traccia mostraci di giustizia.
La tua legge qual è?
Fulmina le mie povere emozioni,
Liberami dall'inquietudine.
Sono stanco di urlare senza voce.
Piú non abbagli tu, se non uccidi?
Dammi questa gioia suprema.
L'uomo, monotono universo,
Crede allargarsi i beni
E dalle sue mani febbrili
Non escono senza fine che limiti.
Attaccato sul vuoto
Al suo filo di ragno,
Non teme e non seduce
Se non il proprio grido.
Ripara il logorio alzando tombe,
E per pensarti, Eterno,
Non ha che le bestemmie.
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