Tu te ne vai e mentre te ne vai
mi dici: "Mi dispiace".
Pensi così di darmi un po' di pace.
Mi prometti un pensiero costante struggente
quando sei sola e anche tra la gente.
Mi dici: "Amore mio mi mancherai.
E in questi giorni tu cosa farai?"
Io ti rispondo: "Ti avrò sempre presente,
avrò il pensiero pieno del tuo niente".
Questa esistenza breve addormentata
risvegliata da morti improvvise
fuochi di bengala,
la polvere intorno ai gambi delle sedie
la luce della casa
accesa all'improvviso.
Neanche mi ricordo come stavo.
Il ricordo del male e del dolore
è un pensiero gelato,
lo sai che ti ha bruciato
ma vedi il fuoco e non c'è più il calore.
Donna imponente, non grassa
veramente, non alta, ma imponente.
S'impone a me con l'aria del mattino
chiamata dalle ombre quando la luce
è forte, risiede sempre fresca di pensiero,
a lei do il mio pensiero per nutrirla
così pesante sovranità che a me
toglie le forze, non so cosa sia,
potrei chiamarla forse mammità.
Che forse non è questo il mio mestiere?
Perdere tempo, questo è il mio mestiere,
e il bello è perdere quel che non si ha.
Ho perso tempo e certo non l'avevo
ma io perdendo prendo, anzi ricevo,
lusso supremo, la mia immortalità.
Altro non voglio infatti che essere immortale
qui in questa terra essere immortale, sospesa
in mezzo al tempo non più mio, esposta
e già finita, chiuso animale che certo
non risorge, giocando alle parole sono l'inizio.