Tu te ne vai e mentre te ne vai
mi dici: "Mi dispiace".
Pensi così di darmi un po' di pace.
Mi prometti un pensiero costante struggente
quando sei sola e anche tra la gente.
Mi dici: "Amore mio mi mancherai.
E in questi giorni tu cosa farai?"
Io ti rispondo: "Ti avrò sempre presente,
avrò il pensiero pieno del tuo niente".
Ma questo non è sonno. Io dormo
Nove ore ma non dormo
Non mi accoglie il risveglio
Perché anche se dormo io veglio
La notte non mi stringe
E non mi chiude a letto,
anche se ho il corpo steso
non mi toglie al mio peso.
I miei non sono sogni
Ma sono spiegazioni
Pedanti e laboriose,
repliche scialbe e oziose
delle mie poche azioni.
E i suoni ampi e lontani
Non aprono il mattino
Diversità del fuori,
ma sono lo spavento
del giorno e dei rumori
Penso che forse a forza di pensarti
potrò dimenticarti, amore mio.
Se ora tu bussassi alla mia porta
e ti togliessi gli occhiali
e io togliessi i miei che sono uguali
e poi tu entrassi dentro la mia bocca
senza temere baci disuguali
e mi dicessi: <<Amore mio,
ma che è successo?>>, sarebbe un pezzo
di teatro di successo.
Questa esistenza breve addormentata
risvegliata da morti improvvise
fuochi di bengala,
la polvere intorno ai gambi delle sedie
la luce della casa
accesa all'improvviso.