Il fiore che oggi sorride
domani morirà
ciò che desideriamo
durevole ci tenta e va
via. Che cosa e' la gioia
del mondo? Un lampo che irride
alla notte, breve come la propria
luce.
La virtù come e' fragile
l'amicizia come e' rara
l'amore ci da' una povera
felicità in cambio di orgoglio
e pena. Ma noi, benché cadano
subito, alla loro gioia sopravviviamo
e a tutto quello che diciamo
nostro.
Mentre i cieli sono azzurri e
di luce, mentre i fiori sono lieti
mentre gli occhi che prima
di sera cambieranno fanno sereno
il giorno, mentre ancora camminano
calme le ore, sogna tu, e dal tuo
sonno svegliati poi, per
piangere.
The Pine Forest of the Cascine, near Pisa, February 2, 1822
Dearest, best and brightest,
Come away,
To the woods and to the fields!
Dearer than this fairest day,
Which like thee to those in sorrow,
Comes to bid a sweet good-morrow
To the rough year just awake
In its cradle in the brake.
The eldest of the hours of spring,
Into the winter wandering,
Looks upon the leafless wood;
And the banks all bare and rude
Found it seems this halcyon morn,
In February's bosom born,
Bending from heaven, in azure mirth,
Kissed the cold forehead of the earth,
And smiled upon the silent sea,
And bade the frozen streams be free;
And waked to music all the fountains,
And breathed upon the rigid mountains,
And made the wintry world appear
Like one on whom thou smilest, dear.
Radiant Sister of the Day,
Awake! arise! and come away!
To the wild woods and the plains,
To the pools where winter rains
Image all the roof of leaves,
Where the Pine its garland weaves,
Sapless, grey, and ivy dun
Round stones that never kiss the sun,
To the sandhills of the sea,
Where the earliest violets be.
Now the last day of many days,
All beautiful and bright as thou,
The loveliest and the last, is dead,
Rise Memory, and write its praise,
And do thy wonted work and trace
The epitaph of glory fled:
For the Earth hath changed its face,
A frown is on the Heaven's brow.
We wandered to the Pine Forest
That skirts the Ocean's foam,
The lighest wind was in its nest,
The tempest in its home.
The whispering waves were half asleep,
The clouds were gone to play,
And on the woods, and on the deep,
The smile of Heaven lay.
It seemed as if the day were one
Sent from beyond the skies,
Which shed to earth above the sun
A light of Paradise.
We paused amid the Pines that stood
The giants of the waste,
Tortured by storms to shapes as rude,
With stems like serpents interlaced.
How calm it was—the sil
Le fonti si confondono col fiume
i fiumi con l'Oceano
i venti del Cielo sempre
in dolci moti si uniscono
niente al mondo è celibe
e tutto per divina legge
in una forza si incontra e si confonde.
Perché non io con te?
Vedi che le montagne baciano l'alto
del Cielo, e che le onde una per una
si abbracciano. Nessun fiore-sorella
vivrebbe più ritroso verso il fratello-fiore.
E il chiarore del sole abbraccia la terra
e i raggi della luna baciano il mare.
Per che cosa tutto questo lavoro tenero
se tu non vuoi baciarmi?
Bella, radiosa amica!
vieni con me,
ai boschi e alla campagna!
Cara, dolce visione che consoli
i miei dolori, e splendi più del giorno
venuto così chiaro a salutare
l'Anno rigido ancora, ma già desto
nella sua culla fra i canneti e i rovi.
L'ora più fresca della Primavera
se ne va passeggiando per l'inverno:
vede le piante senza foglie, nude
le rive e brulle; una serena pace
avvolge la mattina che è spuntata
proprio nel cuore del febbraio; scende
dal cielo una felicità d'azzurro,
bacia la fronte gelida alla terra,
e sparge sopra al mare silenzioso
il suo sorriso, scioglie le correnti
dalla morsa del ghiaccio, risvegliando
musica alle fontane, e il suo respiro
sui monti irrigiditi a noi ridona
un mondo su cui tu, cara, sorridi.
Luce del giorno, amica raggiante!
svegliati! sorgi! e vieni via!
Vieni ai boschi selvaggi, alle pianure
laggiù dove la pioggia dell'inverno
riflette immagini: i frondosi tetti
di prosciugate foglie grigio verde
che i Pini intrecciano in ghirlande; e quelle
pietre rotonde che tu mai baciasti,
Sole! vieni alle dune delle spiagge,
dove nascono timide violette.
Ora che l'ultimo di molti giorni,
come te risplendenti e generosi,
l'amato giorno e l'ultimo, si è spento,
vieni, Memoria! e scrivi la sua lode:
fa' il tuo lavoro usato, e così traccia
l'epigrafe alla gloria ormai fuggita:
mutato è il volto della Terra, un solco
severo increspa lo sguardo del Cielo.
Vagammo per la Foresta di Pini
che intorno cinge la schiuma del mare;
lievissimo era il vento nel suo nido
chiusa nella sua casa la tempesta.
Mormoravano le onde addormentate,
le nuvole eran corse via a giocare
e sopra ai boschi, e fino nel profondo
posava quieto il sorriso del Cielo.
Sembrava, quello, quasi fosse un giorno
mandato da lontano, da oltre i cieli,
che sulla terra e al di sopra del sole
spandeva una luce di Paradiso.
Sostammo in mezzo ai Pini solitari
giganti del deserto, torturati
dalle tempe
Tu Stella dimmi, che ali di luce
ti sospingono rapida a un volo di fiamma,
dentro quale caverna della notte
si chiuderanno ora le tue piume?
E tu Luna che vai, pallida e grigia
pellegrina del Cielo, per vie senza riparo,
in quali abissi del giorno e della notte
stai ora ricercando il tuo riposo?
Vento ormai stanco, che passi vagabondo
come l'ospite esule del mondo,
possiedi ancora un tuo nido segreto
in vetta a un albero, in mezzo alle onde?