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Poesie di Saffo

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Ode alla gelosia

mi sembra che sia simile ad un dio
quell'uomo che ti sta seduto a fronte
e che ti ascolta tanto da vicino,
voce soave,

riso d'amore dolce sorridente;
e questo mi sconvolge il cuore in petto:
non appena ti guardo, sull'istante
manca la voce,

la lingua mi si spezza; per le membra
fuoco sottile corre all'improvviso,
nulla più vedo e sento nelle orecchie
rombare il sangue;

freddo sudore tutta mi pervade,
un tremito mi prende epiù dell'erba
divento verde; e sento inme che sono
già quasi morta;

ma tutto è tollerabile...

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A Gòngila

O mia Gòngila, ti prego:
metti la tunica bianchissima
e vieni a me davanti: intorno a te
muovi desiderio d’amore.

Così adorna, fai tremare chi guarda;
e io ne godo, perché la tua bellezza
rimprovera Afrodite.

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A me pare uguale agli Dei

A me pare uguale agli Dei
chi a te vicino così dolce
suono ascolta mentre tu parli

e ridi amorosamente. Sùbito a me
il cuore si agita nel petto
solo che appena ti veda, e la voce

non esce e la lingua si lega.
Un fuoco sottile sale rapido alla pelle,
e ho subito negli occhi e il rombo
del sangue alle orecchie.

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Ad Attide ricordando l'amica lontana (traduzione Salvatore Quasimodo)

Forse in Sardi
spesso con la memoria qui ritorna
nel tempo che fu nostro: quando
eri Afrodite per lei e al tuo canto
moltissimo godeva.
Ora fra le donne Lidie spicca
come, calato il sole,
la luna dai raggi rosa
vince tutti gli astri, e la sua luce
modula sulle acque del mare
e i campi presi d'erba:
e la rugiada illumina la rosa,
posa sul gracile timo e il trifoglio
simile a fiore.
Solitaria vagando, esita
e a volte se pensa ad Attide:
di desiderio l'anima trasale,
il cuore è aspro.
E d'improvviso: "Venite!" urla;
e questa voce non ignota
a noi per sillabe risuona
scorrendo sopra il mare.

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Ad Afrodite (trad. di S. Quasimodo)

Afrodite, trono adorno, immortale,
figlia di Zeus, che le reti intessi, ti prego:
l'animo non piegarmi, o signora,
con tormenti e affanni.
Vieni qui: come altre volte,
udendo la mia voce di lontano,
mi esaudisti; e lasciata la casa d'oro
del padre venisti,
aggiogato il carro. Belli e veloci
passeri ti conducevano, intorno alla terra nera,
con battito fitto di ali, dal cielo
attraverso l'aere.
E presto giunsero. Tu, beata,
sorridevi nel tuo volto immortale
e mi chiedevi del mio nuovo soffrire: perché
di nuovo ti invocavo:
cosa mai desideravo che avvenisse
al mio animo folle. "Chi di nuovo devo persuadere
a rispondere al tuo amore? Chi è ingiusto
verso te, Saffo?
Se ora fugge, presto ti inseguirà:
se non accetta doni, te ne offrirà:
se non ti ama, subito ti amerà
pur se non vuole."
Vieni da me anche ora: liberami dagli affanni
angosciosi: colma tutti i desideri
dell'animo mio; e proprio tu
sii la mia alleata.
Un esercito di cavalieri, dicono alcuni,
altri di fanti, altri di navi,
sia sulla terra nera la cosa più bella:
io dico, ciò che si ama.
È facile far comprendere questo ad ognuno.
Colei che in bellezza fu superiore
a tutti i mortali, Elena, abbandonò
il marito
pur valoroso, e andò per mare a Troia;
e non si ricordò della figlia né dei cari
genitori; ma Cipride la travolse
innamorata…...
……ora mi ha svegliato il ricordo di Anattoria
che non è qui;
ed io vorrei vedere il suo amabile portamento,
lo splendore raggiante del suo viso
più che i carri dei Lidi e i fanti
che combattono in armi.
Simile a un dio mi sembra quell'uomo
che siede davanti a te, e da vicino
ti ascolta mentre tu parli
con dolcezza
e con incanto sorridi. E questo
fa sobbalzare il mio cuore nel petto.
Se appena ti vedo, subito non posso
più parlare:
la lingua si spezza: un fuoco
leggero sotto la pelle mi corre:
nulla vedo con gli occhi e le orecchie
mi rombano:
un sudore freddo mi pervade: un tremore
tutta mi scuote: son

[continua a leggere...]

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Saffo (VII-VI secolo a.C.) è stata una poetessa greca antica.