Il poeta ha le sue giornate
contate,
come tutti gli uomini;ma quanto,
quanto variate!
L'ore del giorno e le quattro stagioni,
un po' meno di sole o più di vento,
sono lo svago e l'accompagnamento
sempre diverso per le sue passioni
sempre le stesse;ed il tempo che fa
quando si leva, è il grande avvenimento
del giorno, la sua gioia appena desto.
Sovra ogni aspetto lo rallegra questo
d'avverse luci, le belle giornate
movimentate
come la folla in una lunga istoria,
dove azzurro e tempesta poco dura,
e si alternano messi di sventura
e di vittoria.
Con un rosso di sera fa ritorno,
e con le nubi cangia di colore
la sua felicità,
se non cangia il suo cuore.
Il poeta ha le sue giornate
contate,
come tutti gli uomini;ma quanto,
quanto beate!
La mia fanciulla snella e polposetta
è come un arboscello con le poma:
una ne mangi ed un'altra t'alletta.
La mia piccola cara è una bambina.
Teme, se tardi rincasa, legnate,
suo castigo di quando era piccina.
E quando fa quella proibita cosa
si volge, e manda sospettose occhiate,
per veder se la mamma è là nascosa.
La mia piccola cara è troppo audace.
Mette la testa con la grande chioma
fra le mani, e mi guarda a lungo e tace.
Spesso per ritornare alla mia casa
prendo un'oscura via di città vecchia
giallo in qualche pozzanghera
si specchia qualche fanale e
affollata è la strada.
Qui tra la gente che viene e che va
dall'osteria alla casa o al lupanare
dove son merce d'uomini
il detrito di un gran porto di mare
io ritrovo passando l'infinito nell'umiltà.
Qui prostituta e marinaio
il vecchio che bestemmia
la femmina che bega
il dragone che siede alla bottega del friggitore
la tumultuante giovane impazzita d'amore
sono tutte creature della vita e del dolore
s' agita in esse come in me il Signore.
Qui degli umili sento in compagnia
il mio pensiero farsi più puro
dove più turpe è la via.
Non dormo. Vedo una strada, un boschetto,
che sul mio cuore come un’ansia preme;
dove si andava, per star soli e insieme,
io e un altro ragazzetto.
Era la Pasqua; i riti lunghi e strani
dei vecchi. E se non mi volesse bene
pensavo e non venisse più domani?
E domani non venne. Fu un dolore,
uno spasimo verso la sera;
che un’amicizia (seppi poi) non era,
era quello un amore;
il primo; e quale e che felicità
n’ebbi, tra i colli e il mare di Trieste.
Ma perché non dormire, oggi, con queste
storie di, credo, quindici anni fa?
Amai trite parole che non uno osava.
Mi incanto' la rima fiore amore,
la più antica difficile del mondo.
Umberto Saba (1883 - 1957) è stato uno scrittore e poeta italiano. Umberto Saba in realtà è lo pseudonimo di Umberto Poli. Anche grazie all'influenza della cultura mitteleuropea respirata a Trieste (città natale di Saba) lo scrittore si distingue per una poetica semplice e originale che si differenzia dagli stili dominanti all'epoca, tanto che inizialmente il giudizio della critica sulla sua produzione fu perplesso, in particolare a causa dei suoi versi giudicati apparentemente poco dotati di freschezza. La poetica di Umberto Saba è stata successivamente rivalutata, ad oggi viene considerato uno dei maggiori autori del Novecento italiano. Tra le principali opere ricordiamo Il canzoniere, Ernesto, Uccelli e Tre poesie alla mia balia
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