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Poesie di Vittoria Aganoor

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Adolescentula

Quando t'ho conosciuto era d'aprile,
quel mese traditore
che nell'ebbrezza del nascente amore
pinge ogni cosa d'un color gentile.
Quando t'ho conosciuto era d'aprile!

E al di là della siepe io t'ho veduto.
Tornavi polveroso
dalla caccia; eri solo, eri pensoso.
Mi rivolgesti un timido saluto.
Al di là della siepe io t'ho veduto.

Tornavi dalla caccia; sul cappello,
largo e bruno, un irsuto
pennacchio; la giacchetta di velluto,
lo schioppo a spalla e... mi sembrasti bello
sotto la larga tesa del cappello.

Io tornavo dal bosco ov'ero andata
a coglier dei ciclami;
del mio sentier fra gl'intrecciati rami
ti sarò parsa una silvestre fata
di quei freschi ciclami incoronata!

Ed era, ben ricordo, era il tramonto;
veniva su dai prati
l'alito sano dei timi falciati,
la fragranza che vince ogni confronto;
ed era, ben ricordo, era il tramonto!

Ma finì quella dolce primavera.
Ti rividi soltanto
l'inverno, in un salotto, ed eri tanto
diverso, Dio! nell'abito da sera,
coi solini alti e la cravatta nera!

Io ripensai quei giorni spensierati
e le campestri danze,
quei sogni, quel desìo, quelle speranze
di due giovani cori innamorati,
e ripensai quei giorni spensierati!

O fresco aprile, o sano odor di timo!
Ridir t'udii, tra i crocchi, una volgare
celia; ti vidi, ignobile giullare,
di que' tuoi lazzi rider tu pel primo.
O fresco aprile, o sano odor di timo!

Tu nuove arguzie rimestando in mente
di me non t'eri accorto.
Io tremai come se vedessi un morto,
un caro morto amato inutilmente,
tra quella folla gaia e indifferente.

Sul cor mi cadde, come un velo fosco,
un subito sgomento.
E a chi di te mi chiese in quel momento
io rispondere osai: - Non lo conosco! -
Sul cor mi cadde come un velo fosco.



Domani

"Domani!" Che avverrà domani? Quale
miracolo potrebbe una speranza
risuscitare? Potrà mai la terra
fendersi e scoperchiarsi un'inchiodata
bara, e di nuovo accendersi due spenti
occhi, e una bocca suggellata ancora
aprirsi alle parole? Quelle rigide
mani, potranno mai come una volta
le mie stringere ancora? Ecco, domani
io questo penserò, come oggi ieri
e sempre. Così i giorni, i mesi e gli anni
passeranno e dovrò, placida in volto
attendere ai doveri, ai modi, agli usi
della vita; sorridere ai cortesi
motti, pensare alle mie vesti, e dire
parole... Sono tutte eguali ormai
l'ore per me, solo la notte è forse
più tormentosa. Io penso i riposanti
profondi sonni dell'infanzia, i lunghi
oblìi di quelli abbandonati sonni.



Finalmente

Dunque domani! il bosco esulta al mite
sole. Ho da dirvi tante cose, tante
cose! Vi condurrò sotto le piante
alte, con me; solo con me! Venite!

Forse... - chi sa? - non vi potrò parlare
subito. Forse, finalmente sola
con voi, cercherò invano una parola.
Ebbene! Noi staremo ad ascoltare.

Staremo ad ascoltare i mormoranti
rami, nello spavento dell'ebbrezza;
senza uno sguardo, senza una carezza,
pallidi in volto come agonizzanti.