Ci deve essere un'epidemia
anche questa mia poesia appena nata
si è già bell'e malata.
Appena tu l'hai letta distaccatamente
senza fermarti e senza dirle niente
si è sentita girare un po' la testa si è appoggiata
si è svestita si è messa a letto
dice che è malata.
Ha guardato un po' le cose intorno distrattamente
poi ha chiuso gli occhi e non ha più detto niente
come Mimì finge di dormire
per poter con te sola restare
sta lì così melodrammaticamente
sta lì così senza dire niente
già così ridicola e disperata
appena appena nata.
Non potendolo vedere sempre, quando infine poteva vederlo lo
guardava moltissimo, fino all'ultimo minuto, fino all'ultimo secondo,
e anche dopo si voltava indietro, si voltava indietro.
Il signore diventava sempre più piccolo, ormai era quasi
del tutto irriconoscibile, eppure lei lo riconosceva benissimo,
anche sottoforma di minuscolo puntino laggiù.
A nove mesi la frattura
la sostituzione il cambio di madre.
Oggi ogni volto ogni affetto
le sembrano copie. Cerca l'originale
in ogni cassetto affannosamente.
Se sono stati capaci tutti
sarò capace anch'io
nessuno è stato bocciato
tantomeno quaggiù rimandato
(magari essere rimandati sfuggire!)
capaci tutti proprio tutti,
di morire.
Disabitata la luna?
Ma è lei il suo bianco abitante.
Condomina e casa
abitante e abitata
inquilina pallida
finestrella e affacciata.