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Poesie di Vladimir Majakovskij

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All'amato me stesso

Quattro. Pesanti come un colpo.

"A Cesare quel che è di Cesare, a Dio quel che è di Dio".

Ma uno come me dove potrà ficcarsi?

Dove mi si è apprestata una tana?

S'io fossi piccolo come il grande oceano,
mi leverei sulla punta dei piedi delle onde con l'alta marea,
accarezzando la luna.

Dove trovare un'amata uguale a me?
Angusto sarebbe il cielo per contenerla!

O s'io fossi povero come un miliardario.. Che cos'è il denaro per l'anima?
Un ladro insaziabile s'annida in essa:
all'orda sfrenata di tutti i miei desideri
non basta l'oro di tutte le Californie!

S'io fossi balbuziente come Dante o Petrarca...
Accendere l'anima per una sola, ordinarle coi versi...
Struggersi in cenere.
E le parole e il mio amore sarebbero un arco di trionfo:
pomposamente senza lasciar traccia vi passerebbero sotto
le amanti di tutti i secoli.

O s'io fossi silenzioso, umil tuono... Gemerei stringendo
con un brivido l'intrepido eremo della terra...
Seguiterò a squarciagola con la mia voce immensa.

Le comete torceranno le braccia fiammeggianti,
gettandosi a capofitto dalla malinconia.

Coi raggi degli occhi rosicchierei le notti
s'io fossi appannato come il sole...

Che bisogno ho io d'abbeverare col mio splendore
il grembo dimagrato della terra?

Passerò trascinando il mio enorme amore
in quale notte delirante e malaticcia?

Da quali Golia fui concepito
così grande,
e così inutile?



il poeta

Glorificatemi!
I grandi io non li tratto da pari a pari.
Sopra tutto ciò è stato fatto
io piazzo un nihil.
Non voglio mai
leggere niente.
Libri?
ma che libri!
Una volta pensavo
che i libri si facessero così:
arriva il poeta,
dischiude come niente fosse i labbri,
e subito prende a cantare il sempliciotto ispirato -
ma prego!
E invece risulta
che prima di mettersi a cantare,
si cmmina a lungo, straincallendosi per il tramenìo,
e adagio sguazza nella melma del cuore
la stupida tringa dell'immagginazione.
Mentre si tiene a bollore, strimpellando rime,
una broda di amori e d'usignoli,
la strada si contorce senza lingua:
non ha con che dar gridi e conversare
torri babilonesi di città
noi torniamo a innalzare insuperbiti,
e Dio
le città in campi arati
dirocca
rimescolando il verbo.



Per noi

L'amore
non è paradiso terrestre,
a noi
l'amore
annunzia ronzando
che di nuovo
è stato messo in marcia
il motore
raffreddato del cuore.



A voi

Voi che passate da un'orgia all'altra,
che avete il bagno e il gabinetto caldo!
Non provate vergogna a leggere sui giornali
le proposte per la croce di San Giorgio?!

Sapete voi, incapaci, numerosi,
voi che pensate al mondo di rimpinzarvi meglio, —
che forse or ora una bomba ha dilaniato
le gambe al tenente Petròv?...

Se egli, condotto al macello,
vedesse a un tratto, crivellato di ferite,
come canticchiate lascivi Severjànin
con il labbro unto di cotoletta!

A voi dunque, amatori di donne e di pietanze,
dare la vita per farvi piacere?!
Piuttosto nel bar servirò alle puttane
succo d'ananasso!



Congedo

In auto,
cambiato l'ultimo franco.
"A che ora parte il treno per Marsiglia?"
Parigi fugge accompagnandomi
in tutta la sua bellezza impossibile.
Sali
agli occhi,
fanghiglia del distacco,
schianta
Il mio cuore
con la sentimentalità!
Io vorrei
vivere
e morire a Parigi,
se non ci fosse
la terra che ha nome
Moskvà.





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Vladimir Majakovskij e' stato un poeta e drammaturgo sovietico, cantore della rivoluzione d'Ottobre e maggior interprete del nuovo corso intrapreso dalla cultura russa post-rivoluzionaria. Nel 1911 si iscrisse all'Accademia di Pittura, Scultura e Architettura di Mosca dove incontrò David Burljuk, che, entusiasmatosi per i suoi versi, gli propose 50 copechi al giorno per scrivere. Majakovskij aderì al cubofuturismo russo, firmando nel 1914 insieme ad altri artisti (Burljuk, Kamenskij, Kručёnych, Chlebnikov) il manifesto "Schiaffo al gusto del pubblico".

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