E volgo lo sguardo, e lo vedo, il capo mi si china, e l’anima mia lo guarda.
Mi sconcerta e mi duole la vista di costui,
ha gli occhi buoni, e la magrezza della sofferenza,
lo sguardo suo non reggo, e mi scoraggio, e continua a guardarmi,
mi confonde costui, non lo sopporto,
mi tende la sua mano scarna, mi ritraggo, e mi vergogno,
sì, dell’opulenza mia, io mi vergogno.
Dal ritorno da un viaggio
in una nazione africana
e avendo visto con gli occhi miei
come vivono i bambini
in villaggi di capanne,
senza cibo, senza acqua
e senza una speranza
di una vita migliore
il mio cuore sanguina
vedendo tante sofferenze.
Vorrei piangere con loro,
vorrei gridare al mondo intero
la mia e la loro sofferenza
ma mi accorgo che piangere
non serve a nulla,
Picchiettio nella notte d'un lontano
tepore d'amor sperduto nel cielo,
avvolto solo dalla remota stranezza di un perdono dimenticato.
È mattino.
Sono davanti a te muto e impassibile.
I tuoi occhi vogliono parlarmi.
Ho fretta, sono passato oltre.
È sera.
Sono nuovamente davanti a te.
È strano, non colgo il calore nei tuoi occhi.
Mi stringe il cuore.
La mia freddezza ha spezzato le ali della tua vita.
È notte.
La notte della mia anima.
Cala una coltre scura ad ammantare il cielo
la luna come lucida palla di biliardo appare
stelle come lucciole brillanti su quel magnifico telo
si rifletton agitandosi tra le onde del mare.
Fa freddo e nuvolette di vapore il respiro disegna
mentre rompono lievi il silenzio i passi affrettati
dei negozi si è spenta anche l'ultima insegna
e son pochi i passanti con i baveri alzati.
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