Ti sfida, ti tormenta
ti sbeffeggia e tu poeta
la rincorri lungo le vie
polverose e segrete come son
le stelle dell'universo. Nelle
pagina della ricetta dove manca
l'ingrdiente, una malattia a cui
non si trova l'espediente, la parola
senza definizione nel dizionario o il
bandolo della matassa. No non c'è scampo
o rimedio non si può farne a meno si tanto
tu l'ami lo capisci quando i
Come birilli al bowling,
si cade, ad uno ad uno,
sotto i colpi dell'arcano destino,
e l'oblio dell'universo
inghiotte, per sempre,
i fragili sogni di gloria.
La notte prima dell'assalto
fumando
guardando un cielo sperduto
innevato di stelle
un brivido lungo la schiena
tutto il corpo sporco di fango
"Pensi che rivedrò Maria?"
dicesti come a te solo
non al compagno vicino
accigliato
mentre il corpo di lei
ti scorreva davanti
i suoi occhi
che prima distrattamente guardavi
Infinita macchia scura
senza forma
terror dell'intelletto
che organizza, traduce
in te ogni seme
trova riposo
e culla
Sei l'attesa
il volto indefinibile
del nulla
che nulla non è mai
sei la morte
tutto ciò che non conosco
Matrice, madre
Dio vero
inconoscibile
beato chi ti ha trovato
e giace in te
Sei luce che sublime rifulge,
luce che tenera appari,
aurora di rugiadoso mattino,
tra boschi di umide ombre.
Caligine luminosissima
di notti d'Universo fiorite,
ceruleo color di pupilla
d'etereo azzurrino,
morbidezza diffusa e fluente
d'indomite chiome,
ambrato candore dell'aurea misura.
Rifletti perfetti equilibri
di cieli mai visti.
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