Il nido del mio approdo
all'apice dell'ardita torre
che d'alluminio, cemento e vetro lucente,
snella di linea s ergeva d'altezza aerea,
con la gemella del sud svettava fiera,
e del gran frutto, un orgoglioso emblema.
Dal mattutino nord-est luminoso ed amico
inaspettato e rapido ma vile,
giunse il colpo di maglio alato
rombante e rabbioso e nocivo,
con prigionieri ignari nel suo ventre ingrato,
della torre i nidi scosse, iniziò la fine con l'arrivo.
Verso l'azzurro rosse fiamme rapaci e fumo nero
lingue infernali saettanti d'antica memoria
lì, sospese, al confine fra babele e cielo
quale maligno disegno nel bruciare in su nell'aria
noi vittime sacrificali con atroci pene
come oltraggiosa sfida al comune Padre vero.
Quando il ricordo svanirà nella storia,
voi figli del domani rammentate
e tu Padre di tutti noi perdona
chi preda di un destino avverso
per sfuggire alla morte da odio imposta
preferì morire da libero e scelse,
nel ritornare a te
un volo inverso.