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L'uomo bendato

D'improvviso
ogni luce si spense.
Un forte nodo alla gola
attanagliò i miei pensieri.
Corro.
Scappo dalla pesante oscurità che mi opprime:
il dubbio.
Nessuna strada di fronte a me,
nessuna soluzione.
Sgrano gli occhi, ma non vedo nulla.
Forse non è il momento di vedere,
ma il cuore e il corpo tutto
bramano
un misero, flebile raggio di luce
come un pellegrino perduto da giorni in un arido deserto
morrebbe
per il solo sentire
la dolce e fresca carezza di una goccia sulle assetate labbra.
Il gesto dell'occhio che rende l'uomo
veggente o cieco
è inutile ormai...
È buio, solo buio.
Dovevo vedere e mi bendai.
Smisi di correre.
Il piede seguiva l'altro con un ritmo serenamente tranquillo.
Sono caduto, cado e cadrò, ma
cammino e non scappo,
poiché forse vedo...
non schiuse le palpebre, ma
congiunte le mani.

 

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1 commenti:

  • Anonimo il 05/10/2012 13:25
    Veramente eccezionale, Andrea, questa tua descrizione del passaggio dal terrore per il buio della mente al riconoscimento coraggioso che siamo noi, spesso, a bendarci e che solo ci giova l'umile, fiduciosa ricerca.

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