Curavo
una felicità
effimera
e facevo
partecipe
anche la luna
mi ero
affacciato
al museo
del mio passato
e galleggiavo
nella tua voce
ne ero fasciato
sciolsi il rotolo
delle confidenze
tremando ad ogni
vento di discordia
e quello sguardo casuale
fu l'argine
di un cataclisma
d'amore
un altro modo
per spingermi avanti
cercando
una via d'intesa.
Tormentato
dai disordini degli istinti
su cosa fare
della mia passione
senza padrone.
Allora insistè
e lo accolse
fra le sue labbra
di giorno
di notte
d'estate
d'autunno
e mentre il sole
non faceva
che accrescere
il mio patimento
fino alla follia
quegli indumenti
erano
di giorno in giorno
più tesi
così che il seno
spingeva e apriva
i bottoni
e il sedere
le cuciture
e le rughe
passeggere della fronte
avevano fermato
i pensieri
lasciandoli
nudi e spellati.
Questo
avrei voluto
che tu sapessi.