Oltre i lampioni e gli umidi tombini,
nell'ore fosche in cui l'ingenuo giace,
si scontrano duellanti clandestini.
La carta specchia l'occhio da rapace
di chi, spendendo giorni da gregario,
agogna il ricco trono d'una notte.
Il brivido s'intesse nel sudario
che cala su rimorsi e interne lotte.
V'è l'asso che all'abilità frusciante
unisce un portamento rilassato.
Di fronte siede un volto gocciolante,
il debole che troppo ha già immolato.
Riluce appena, il tavolo spartano,
di un alito di stanche lampadine.
Chi è in bilico si chiede, forse invano,
in quale seme troverà sua fine.