Mani sapienti hanno preso le mie in un giorno di pianto.
Lucciole distese nel cielo a illuminare il mio viso
ti proclamavi luce del mio destino,
sole che scalda, brezza di primavera, miele per l'anima.
Ho aspettato e non speravo più di incontrarti.
Casa pericolante, tarlata, era la mia vita.
Come chitarra stonata suonavano le mie corde.
E tu, suonatore di violino, hai accordato lo strumento :eri Paganini per il mio orecchio sordo.
Per un giorno sono stata calore, colore che scotta.
E poi tempesta furiosa, tsunami di istinti, pioggia di lacrime e di sangue.
E poi ghiaccio e neve, dove sprofondare senza appigli.
E poi un fiore è sbocciato, un bucaneve dal bulbo velenoso che non dà scampo.
E aspetto.
Una mano tesa che non stritoli l'esistenza.