Nella più nuova tristezza
marciano quelle parole
che non hanno un chi nel dove.
A te che amo con il cuore
oggi non voglio parlare.
Tu non m'abbracci
ed io che oggi son di nuovo
la bambina che corre
dietro alle farfalle
nell'ampio campo
dove lo zio Giorgio
nutre le sue pecorelle
parlando con se stesso,
nell'istante in cui cado
e mi graffio le ginocchia.
Ho pochi anni,
capelli lunghi,
timida,
indipendente,
rimproverabile,
condannabile,
fuggevole...
sin d'allora
fuggita nelle tristezze.
Sono arrabbiata con
te cuore mio,
e non riesco a stare ferma
sul posto che occupo
senza scaricare su di te
tutti gli aggettivi del rammarico,
tutte le metafore del rimprovero.
Non avrò luogo
finché le tue mani
non raggiungano le mie spalle
che si agitano senza smettere
e raggiungano le tue mani
le mie mani che cercano
angolini nelle tasche.
sotto le maniche,
sotto i capelli...
Che giungano le tue mani
alla mia inquietudine.