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Re fusi
Le Tue catene
stanche di essere trascinate in una notte corridoio sempre più profonda
vorrebbero
in un dì
a venire
divenire
carene
di luce
immerse a navigare in profumate acque immense di vento
liberate
dai fantasmi
soggiacenti
a cristalli precipitati in pioggia nel castello
carenze della carne e della sempiterna fame
del sempre presente pozzo di luna che non ha mai infinito di ingoiare con la sua pallida luce il venereo transito di tutti i nostri colorati pianeti
dal bianco argenteo Mercurio capace di sciogliere nel liquido delle sue acque i capelli d'oro del sole
al nero dimenticato Plutone signore dell'Ade sposo dei fiori e degli incanti sotterranei ricchi a profusione
Oh inappagato desiderio d'Amore chiedevi solo brezze di carezze per credere all'eternità del materico monte dai marmi d'argilla
di un mare salito in cielo a proporre al sole le sue onde azzurre come nuove stelle
oggi
gli uomini over
over d'età over di sangue over di tutto
dai sogni infranti sulle bianche scogliere di Dover
si vendono in brividi infernali
un rene
un figlio
un ramo del loro albero genealogico
per ottenere un permesso di soggiorno un semplice lavoro un passaporto per transitare da un porto all'altro come uno scaricatore di banchise gelate e congelate da una presa in coscienza di una effimera assurda sopravvivenza
I Tuoi fantasmi
sono i miei
spremuti fino all'osso
siamo legioni di erranti lenzuoli
calpestati suoli
aventi mille domande da porre
hanno visto fra le loro mani in una mattina di primavera il profumo e la bellezza di un fiore morire senza un solo seme di ragione
vorrebbero tornare dal loro creatore e non avere più nel database del corpo una data di scadenza come un volgare prodotto abbandonato in uno scaffale dal largo consumo da supermercato
si chiedono
come
un grasso e grosso imponente lottatore di Sumo sfuggito dall'Arena tappeto di un codice a sbarre
può il Sommo Artefice Divino Eterno Poeta scrivere una Poesia umana così zeppa di refusi
trovando in cor logico una sola risposta
è solo la bozza di una prima stesura l'opera àncora ancòra incompiuta di un raffaellesco dipinto "pre-Angelo" di un fanciullesco mare
non può essere altro
a noi
nell'eleganza donata da una fine purezza
e chi se non noi
prima di andare giù nel regno in stampa "gurù"
l'accollato compito di correggere tutti gli errori di battitura trasmessi da questa cieca malaugurata sorte
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