Quando arriva la piena
l'acqua spumosa e fangosa
sembra galoppi come cavalli
e il rumore assorda
l'orecchio che non vuol sentire;
io sono protagonista del mio dolore.
Mi tuffo sorridente
verso nuova spada ferente,
perché mi piace soffrire
trovando nuovo espediente,
esultare alla vita per non morire,
un po' come variare
gusti e cibi,
serve a non invecchiare.
Il limo che lascia il mio fiume
non è certo la manna del Nilo,
è il fango dello Stige d'Averno,
che pure Caronte ha schifato,
lasciando la barca alla deriva,
stanco di sentire
queste lagne poetiche.
Ma la piena non dura,
il fiume ritrova il suo letto,
il fango si appiccica ai piedi.
È stato l'effetto d'un abbaglio
quello che m'ha preso per sbaglio,
quello che mi ha illuso
non era un canto
ma un raglio.