No,
morte non può nè respirare mai potrà
il maestoso e ancestrale albero
figlio delle radici della legalità.
Null'altro forse siamo
che intenzioni fioche di respiro
ma gravidi di amor patrio e del pensiero
d'esser demiurghi instancabili
del giusto e del vero.
Qual pittore amorevole Dio fosti
quando di disegnarmi ti ingegnasti
in questa terra
di gelsi e agrumi ricolma
e d'arabeggiante complicità
e di antica eppure immarcescibile
greca armonia.
Spada fiera e rilucente mi desiderasti
perchè la forza possedessi
di fendere cinque lettere
di sangue e spari sordi odoranti
perchè per sempre bandite fossero
dall'alfabeto del civile vivere.
Ricordi, Giovanni,
le lotte che ci scorsero fratelli
da estasiato grembo di giustizia cesellati,
da mediterranea integrità avvinti
di questa inimitabile Trinacria
di cui fummo, siamo e saremo innamorati.
No,
annientamento non vi è nè mai vi sarà,
per quei cuori che come noi e altri,
scelto avran per sempre
di amare e combattere per la realtà,
andando oltre la nostra stessa realtà,
da confini di tremore e finitudine
costantemente lambita
ma che dal lume supremo del bene
mai sarà tradita,
Sicilia mia,
da una stella sospesa ora ti dice Paolo:
giorno verrà in cui il tuo cuore
stanco ma mai domo
fresco e incontaminato si risveglierà,
immune dai graffi vigliacchi
di ogni mafia e criminalità.