Conobbi un uomo che si chiamava Mù
non veniva da un altro continente
giungeva
da un sacro bosco
era un uomo-albero
o
forse una dea
molti giuravano di averla vista ed era una druidica quercia
per altri
un frassino
in Siberia era una betulla in Giappone un ciliegio in Cina un pesco
il suo legno sfuggiva ad ogni scure
e
non aveva in sé gemme di pianto
con le sue radici perforava le nubi del cielo
era
un albero rovesciato
capovolto
forse da un ciclone o da un riflesso di luce nello stagno
portava nel suo tronco un capo un volto ed un destino involto
dalle sue chiome pendenti
fluivano
estasi
corone di vita
in discese di celeste linfa
sfiora
ancor oggi
accarezzando
con i suoi frutti
le labbra della terra
dissetandola con essenza di soli
l'autore Vincenzo Capitanucci ha riportato queste note sull'opera
Mù... le sue radici ... come le nostre... sono in cielo... ed i suoi rami abbracciano la terra fin nel profondo... è l'albero di vita... tutte le tradizioni ne parlano... ed è in noi...