Vagabondo di gente in gente, perso
in me stesso, nella musica, errante
in città, ma della Terra abitante:
ho coscienza di non esser diverso.
Son un fanciullino, nell'età immerso
più giovane e spensierata, sognante
d'un mondo nuovo, d'una idea vagante
ch'ammira il mare, l'uomo e l'universo.
Quando mi chiedono del mio futuro,
sono solito sorridere, innocente,
ad un dubbio che mi dà sicurezza:
quando sarò io a porlo con tristezza,
quel mio futuro, vecchio conoscente,
m'avrà negli occhi come un ermo muro.