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A Cinzio

Cinzio, rimembri ancora
quel tempo della tua vita anormale
quando di notte la
luna splendea nel riflesso del vetro
del parabrezza e tu, travestito
su quelle auto salivi?

Sonavan le quiete
piazze, e le vie d'intorno
al tuo gemere coatto
allor che ti appartavi col tuo cliente,
e, spinto sul sedile,
sciatto, sodomizzare ti facevi.
Era il Maggio odoroso e tu solevi
così menar le notti.

Io le pompe leggiadre
talor lasciando e le sudate borchie,
con cui da sadomaso
offrivo servigi agli ego contorti,
col capo sporto fuor dal finestrino
porgea gli orecchi al suon del tuo latrare
ed alla man veloce
che percorreva la del cliente bela.
Mirava i falò ardenti,
le aree abbandonate,
e quinci i trans da lungi, e quindi le slovacche.
Lingua mortal non dice
quel ch'io sentiva in seno.

Che pensieri carnali,
che prestazioni ardite, o Cinzio mio!
Che fonte di guadagni
il vizio umano e il fallo!
Quando sovviemmi il viso dei tanti
medioborghesi che
abbiamo consolato
tornami a pensar di mia natura.
O società, o società
perchè escludi noi
e fai potenti lor? perchè tu tale
odio per i diversi hai?

Tu pria che niun salvare ti potesse
da più d'uno sparo combattuto e vinto
perivi, o tenerello. E non vedevi
scappar l'assassino tuo;
Non sapevi s'eri tu
stato ucciso per debito di gioco
o per droga, o per sgarro, o per odio

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l'autore Anza ha riportato queste note sull'opera

A cura di www. ilvignettificio. org


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