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I giorni che non si possono dimenticare

Quel cielo rosso sopra la città,
svegliarsi in soprassalto per fuggire,
sotto le bombe andavano a morire
innocenti, per avida viltà
sotto le case rotte.

Quel fragore ricordo nella notte,
con il cuore sgomento di bambina
e le ansiose scappate giù in cantina
per non sentire boati e ininterrotte
truci deflagrazioni.

Nella concordia paure e sensazioni,
ci abbracciavamo stretti nel cortile
guardando con speranza il campanile
con rosari e sommesse implorazioni,
temendo il "pippo" in volo.

Piccolo e temuto aereo tutto solo,
preannunciava sirene e bombardate;
nascondevamo il capo nelle ondate
di terrore con le armi prese a nolo
tra gli squarci di fuoco.

Cadeva sinistrata a poco a poco
la città con le storie e le sue sorti,
e le sue mura sopra i tanti morti;
gridava contro il muto, orrendo gioco
che ignobil sfida sferra.

Fumava questa nostra amata Terra,
con le mani bruciate dal suo nulla
collina di macerie, riarsa e brulla.
In pace tornerai: mai più guerra
gridò l'umanità.

 

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3 commenti     1 recensioni    

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1 recensioni:

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  • silvia leuzzi il 21/09/2014 10:36
    I ricordi di una guerra sono tutti uguali, tutti colorati di rosso per il sangue versato e di rosa per la speranza..." mai più guerra " dicemmo alla fine dei due grandi conflitti mondiali e mentre finivamo di pronunciare la parola " guerra " i missili, di chi sulla guerra ci campa e ci camperà sempre, erano già stati sistemati nella stiva di una nave pronta a salpare. NOn è un caso se il prossimo conflitto mondiale si farà altrove... sai questa gente cambia il paesaggio, cambia le armi ( sempre più orribili ) ma non cambia testa. apprezzatissima la posto su facebook come monito. Ciao

3 commenti:

  • Verbena il 21/09/2014 18:31
    Grazie Silvia, un saluto paricolare
  • Verbena il 21/09/2014 11:05
    Carissime Silvia ed Ellebi vi ringrazio per essere tanto partecipi di questa lontana ma sempre orrenda esperienza. Un caro saluto
  • Ellebi il 21/09/2014 10:54
    Mia madre, ancora, se le chiedo di quei giorni che tu rievochi in questi versi, si ricorda di Pippo, e del terrore che provocava fra la gente, che temeva quell'aereo solitario, faceva fuoco non appena scorgeva il minimo bagliore nella notte, non curandosi si trattasse di nemici o gente civile, il coprifuoco stabiliva che tutti erano bersagli. I bombardamenti alleati allora erano terrore puro, le città erano obiettivi leggittimi, come lo erano i ponti le fabbriche e qualsiasi istallazione militare: il paese andava massacrato anche per indurre la popolazione allo scoraggiamento e alla fame. Così fù , e coloro che vissero quei giorni non potranno dimenticarlo, appunto come fai tu con questa poesia amara. Complimenti e saluti.

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