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Chele e pungiglione

Alla corte del castello medioevale
incoronato da antiche mura
bagna le rive
un cuore blu e argento.


Regna sovrana e selvaggia
la natura campestre
tra colline moreniche che non ammettono repliche.


Guardo rapito il ruscelletto
limpido, poi,
un balzo di rana, penso,
e scorgo, invece, il curioso animaletto!
Tra corazza, chele e antenne
osservo i suoi occhietti fissarmi immobili, poi,
un colpo da maestro,
e il grosso gambero
si nasconde al mio sguardo
sotto la ghiaietta subacquea.


E ai rintocchi di una notte
superba e umida
su quel costone di roccia
sempre baciato dal sole
mentre salgo la scalinata di pietra
un rospone mi traversa la strada.
E la vecchia via crucis
mi indica un velenoso piccolo segno
nero
presagio di chele e pungiglione.

 

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1 commenti     2 recensioni    

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2 recensioni:

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  • Anonimo il 24/10/2014 15:30
    ... all'inizio un francesco quasi in chiave pascoliana, poi la soprendente chiusa che lascia il lettore in un nero abisso di inquietudine. Bella.
  • silvia leuzzi il 23/10/2014 19:47
    Questa tua poesia con le sue bucoliche immagini quasi non sembra tua. Poi nella strofe centrale ti sbizzarrisci in una prosa poetica curosa. Non e' il mio genere ma in questo mio animo affannato questi versi mi infondono pace, come l'acqua placida di un lago. Bacio la zia

1 commenti:

  • Fernando Piazza il 23/10/2014 19:17
    Hai pennellato un paesaggio particolare... l'ambiente e i personaggi descrivono un mondo che... fa riflettere molto. Complimenti

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