Il vento della mia mano
donò pretesto
alle nubi dei nostri cuori
di rincorrersi
e
di svelare
l'intimo cielo danzante nei nostri corpi
i Tuoi occhi
come buie stelle
non vollero risplendere di gioia al mio cantare
per non ferire la luna
e
le iridi più profonde che soggiacciono nella notte
si nascosero
le eternità del Tuo sorriso non sono nate da un raggio di sole
ma dall'aver attraversato a passi lenti
in cortesia
un tempio di lacrime infinite
ed esserne uscita
umilmente
senza farti notare
da una porta di servizio