Coccinella dorata d'innata mitezza
che rifulgi nel cono di prisco splendore
tra i respiri maestosi dell'Ampezzo
e i morbidi palpiti nevosi del Cadore,
Belluno, lentamente ti dischiudi
romana creatura germogliata
tra le braccia di Fisterne e Cavazzano;
pelle fiera e indomabile fosti
quando a te bussarono infide le stagioni
delle violente, barbariche invasioni,
creatura scintillante
coccolata dalla Serenissima Venezia,
la storia ti scorse damigella solidale,
quando ai feriti ausilio desti
della prima guerra mondiale.
Belluno, tavolozza di ataviche suggestioni,
che dal Vecellio che nella tua pieve nacque,
mutate fuoro in cromature di vivide emozioni;
Belluno diadema di inscalfibile religiosità
che orgogliosa echeggia
tra la paleocristiana chiesa di san Martino,
e l'albina pietra di Castellavazzo
che la chiesa di San Rocco ammanta.
Amorevole e serena veglia
l'alpe del Nevegal
a custodir gli intangibili fulgori
che promanano dal palazzo dei rettori,
o dal neogotico palazzo Rosso,
e squillino trombe di bellica memoria,
sui ponti degli alpini e della vittoria,
da Lambioi a Cusaghe,
da Mussoi a Nogarè
Belluno,
anima hai d'un invincibile re.