Di cuori in ceppi declamava canti
che lenivano i pianti e le sue pene,
capricci scordava e le percosse,
ma di sicuro le voleva bene.
Si perdonava i bisticci, le rozzezze
le villanie, l'assenza di carezze.
Così l'amava, l'aveva sempre amata,
ma non l'aveva vezzeggiata.
adorata, abusata strapazzata;
e similmente poi nell'illusione
quel silenzio assordante,
miseria umana e delusione.
Ma un giorno gli tornò la compassione.
Appese un laccio, suonò le sue canzoni
e si sospese al cappio penzoloni.
Così moriva un folle amore
nato di gelo, vissuto nel terrore
forse finito per timore.
E lei se lo baciò, tanto lo pianse,
a lungo lo vegliò, molto si affranse;
una morte impensata mai sperata.
Provò pietà, maturò clemenza,
carità, perdono, compassione,
era stata egualmente una passione.