Notte, magnifica crudele notte!
M’invita fra le sue ombre
e forgia sogni che m’illudono
per poi disperderli,
alla luce del mattino,
nelle cellule blu della realtà.
Che mi sia concesso di vendicarmi
dell’ambigua notte,
che mi sia concesso di strappare
argentei petali di luce
dalle sue tenebre!
Notte, cosa ti feci, notte?
Perché ti accanisci
tenace
contro questa fanciulla
che ti adora?
Vuoi forse scacciarmi dal tuo regno
e rimandarmi
inerme,
ancora accecata dal tuo buio,
tra i dardi rosa dell’alba
e le infocate saette del giorno?
Notte, magnifica crudele notte!
Promette e non mantiene,
ipocrita.
Superba,
temeraria,
senza di essa che sarei?
Melma nella melma,
senza onore.
Notte, cosa ti feci notte?
Forse t’indigna
che questa melma
possa diventare oro
nei pochi istanti
in cui dimora nel tuo regno?
O forse ti divora gelosia,
nel dubbio che io voglia
liberarmi dal tuo ceppo
per non esser più tua schiava?
Notte, magnifica crudele notte!
Sappia che mai
potrò fuggir dalla magia.
Senza di lei mai
nulla ci sarà.
E che questa amare lacrime
(ahimé, quanto dolore!)
sulle mie gote calde
son il mio triste omaggio.